Vi è mai capitato di vivere un’estate stramba e deludente, in cui niente va come dovrebbe? Non parlo di contrattempi, di inghippi o banali intoppi. Parlo di estati in cui vorreste divertirvi senza pensare a nulla, vivere le giornate con leggerezza, fare nuove conoscenze, vivere un amore estivo, ma l’estate vi rema contro e non accade niente di tutto ciò. Succede però qualcos’altro, che vi trasforma nel profondo.

Sono le estati in cui tutto cambia.

L’estate in cui tutto cambia di Mariko Jillian Tamaki edito da Bao Publishing racconta una delle tanti estati che Rose e Windy trascorrono ad Awago Beach. Quando si rivedono, dopo un anno trascorso lontane, sono piene di aspettative: sole, bagni, feste in spiaggia, falò, risate, libertà. Tutto sembra, però, andare storto. E forse ha un senso che sia così.

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Il riassunto di “E la chiamano estate” di Mariko e Jillian Tamaki

Come ogni anno, Rose e i suoi genitori lasciano la città per trascorrere le vacanze estive in un piccolo villaggio sul mare, Awago Beach: molti cottage sulla spiaggia in affitto durante la bella stagione, qualche bottega, un villaggio ricostruito che offre ai turisti esperienze sulla cultura locale, oramai estinta.

La attende Windy, l’amica estiva, alla quale è legata dall’infanzia. Diverse nel fisico e nel carattere – Rose è bionda, slanciata, magrolina, riservata e schiva, Windy è scura e piccolina, con un carattere forte ed effervescente – le due ragazzine, pur frequentandosi solo durante le vacanze, sono molto affiatate.

I residenti di Awago Beach sono pochi, si conoscono tutti e campano degli introiti del turismo. I ragazzi e le ragazze della compagnia Da Brewster hanno qualche anno in più di Rose e Windy ma ai loro occhi appaiono già grandi: flirtano, organizzano feste a notte fonda, si sbronzano, fumano, ballano fino al mattino. E fanno sesso. Tanto sesso.

Rose è attratta da Dunc, il commesso di Da Brewster” All’inizio tenta di nascondere i suoi sentimenti, anche per timore di essere presa in giro di Windy, poi la curiosità di sapere cosa c’è veramente tra Dunc e Jenny ha la meglio. Chi può aiutarla se non Windy? Così le due ragazzine iniziano a pedinare la coppia. Presto scoprono che Dunc vive in un cottage fatiscente e ha il giardino colmo di spazzatura, tra cui spiccano lattine di birra vuote, mozziconi di sigaretta e preservativi. Jenny, invece, lavora al villaggio storico, vestita da indiana, ed è incinta di Dunc, che però non vuole assumersi la responsabilità del bambino.

I bambini, ecco. Rose crede che i bambini in arrivo mettano a dura prova tutte le coppie. Così è stato anche per Alice ed Evan, i suoi genitori, che l’anno precedente cercavano un figlio, mai arrivato. Da allora Alice ha perduto il sorriso e la voglia di vivere: si trascina tra il letto e il divano, non esce, mangia poco, si lamenta di ogni cosa. Soprattutto, tiene Evan a distanza, a volte lo respinge proprio.

Jodie e Daniel, gli zii di Rose che di figli non ne hanno avuti e non ne vogliono, stanno invece davvero benone arrivano ad Awago Beach portando una ventata di entusiasmo e allegria. Ma la loro felicità irrita Alice, anziché distrarla. Dopo un solo weekend è chiaro a tutti che la convivenza sarebbe un fallimento ed è meglio che ognuno torni a casa propria.

A casa di Windy, comunque, le cose non vanno meglio: la mamma è una terapista massaggiatrice, che ha un negozio di libri vegetariani e incenso, la zia è lesbica, la nonna è stramba. Windy non si riconosce in nessuna delle tre, forse perché è stata adottata. Ci sono tante cose che vorrebbe sapere della sua madre biologica: la prima tra tutte è se ha le tette grosse. Sì, perché chi ha una mamma con le tette grosse, ha più probabilità di sviluppare un seno abbondante, e ai ragazzi si sa che le tette grosse piacciono non poco.

L’estate trascorre tra screzi, delusioni, verità taciute, ma anche cercando di uscire dal guscio e stabilire un contatto: Rose con i suoi genitori, Rose con Dunc, Windy con le donne del suo nucleo familiare.

Mentre Rose e Windy sono impegnate a costruire i ponti che le porteranno fuori dall’infanzia per vivere pienamente la loro adolescenza, gli adulti sembrano impegnarsi a distruggerli, i ponti.

Dunc scaccia Jenny dal negozio, mettendo in dubbio che il figlio in arrivo sia suo. Jenny lo deride pubblicamente. Alice dice a Evan di trovare insopportabile la sua presenza e lo convince a tornare in città. Zio Daniel rinfaccia a Alice di rendere la vita degli altri un inferno.

Troppe pressioni per una ragazzina che voleva vivere un’estate spensierata. Alla fine anche Rose esplode: in un confronto teso e duro rinfaccia alla madre di rendere la sua vita uno schifo totale.

I guai non sono finiti. Durante la festa di fine estate organizzata sulla spiaggia, Jenny tenta di annegare, o forse semplicemente cade in acqua ma è troppo sbronza per riuscire a uscirne da sola. E’ Alice a salvarla.

La notte prima del ritorno a casa i nodi si sciolgono. Jenny viene dimessa dell’ospedale e sembra stare molto meglio. Rose si chiede se ha deciso di tenere il bambino oppure se se ne è liberata. Le toccherà aspettare l’estate successiva per saperlo. C’è un’altra cosa che non saprà, almeno per il momento: il motivo della depressione della madre, che sta nel fatto di aver abortito spontaneamente l’estate precedente, proprio mentre faceva il bagno ad Awago Beach.

La recensione di “E la chiamano estate” di Mariko e Jillian Tamaki

“E la chiamano estate” è un graphic novel intenso dalle cugine Tamaki. Le tavole sono in bianco e nero e la griglia è classica, ordinata in tre strisce. Le pagine doppie virano al blu e sospendono il ritmo della lettura, che è davvero serrato. I baloon restituiscono un linguaggio realistico, fatto di interiezioni giovanili “Uhm”, “Tipo che…” “Eh?”, “Ah sì?”.

Mi hanno colpito i dettagli degli ambienti e la quantità di oggetti che li popolano – cartacce, lattine, bicchieri, posate, immondizia abbandonata in mezzo alla vegetazione – che rendono il racconto iperrealista.


Nel 2014 “E la chiamano estate” vinse tutto: un Ignatz Award (outstanding graphic novel), un premio a Lucca Comics per la migliore sceneggiatura, il Caldecott Honor della Association for Library Service to Children, il riconoscimento per le opere che maggiormente si sono distinte nel settore dell’editoria americana dei illustrati per ragazzi.

Sono 300 pagine, ve lo dico, ma si divorano in due sere.

La scheda editoriale

  • Titolo: “E la chiamano estate”
  • Autore: Jillian e Mariko Tamaki
  • Casa editrice: BAO Publishing
  • Età di lettura: young adults
  • Consiglio di lettura: Per chi ha vissuto un’estate in cui tutto è cambiato

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