Non amo particolarmente Bruno Tognolini – e ve ne sarete accorti dal numero di suoi libri che ho recensito, per ora pari a zero – anche se gli riconosco uno stile dal ritmo cinematografico e un uso eccellente della lingua italiana, pieno di invenzioni, musicalità e poesia.

Per il torneo di lettura a Carpi ho letto non molto tempo fa Il giardino dei musi eterni, edito da Salani nel 2017, una fiaba filosofica sull’eternità, la vita e morte, i concetti di individuo e collettività, raccontata con un linguaggio visionario ed espressivo. Un romanzo sugli animali intesi come “dotati di anima” e, quindi, su ogni forma di vita, noi compresi, che si sviluppa in forma di giallo.

il giardino dei musi eterni cover
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Il riassunto di “Il giardino dei musi eterni”

Ginger è una splendida gatta Maine Coon che si è appena risvegliata nel Giardino dei Musi Eterni, un cimitero per animali.

Come gli altri ospiti, anche lei ora è un àniman, cioè uno uno spirito che fa parte dello Spirito del Mondo, invisibile alla maggior parte di coloro che sono fatti di carne e ossa.

Durante il primo momento di sgomento e puro terrore, Ginger è consolata dal pastore maremmano Orson, dal canarino , e soprattutto dalle parole della saggia tartaruga Mama Kurma:

Sì, gatta Ginger, mortua tu sei. Ora me asculta, felina. In terrore di pietra ora tu sei, ma io so che udire me puoi, e dunque asculta. Devi sapere che la morte è nella vita, sciolta dentro nella vita morte c’è. E allora anche c’è vita nella morte. Mortua tu sei, consumato tu hai le sette vite gatte tue. Ora l’ottava, se tu vuoi, comincia. Asculta me…

Passato lo choc, Ginger capisce il senso delle parole di Mama Kurma: anche nella morte c’è vita, anche se una vita diversa da quella che era abituata a vivere. Tanto vale quindi imparare a viverla. Insieme ai suoi amici ànimanimali – i tre traghettatori a cui si aggiungono il cane poliziotto Ted e la porcellina d’India Trilly – Ginger impara le leggi metafisiche che governano l’aldilà: bisogna prestare attenzione alla forza propulsiva delle zampe per evitare di schizzare come razzi, è possibile passare in mezzo alle cose, è possibile raggiungere la velocità del vento, ci si può scambiare la pelle. Nell’aldilà, infatti, nulla funziona come nell’al-di-qua, perché

Tu sei tutti e tu sei tu. Tu sei ovunque e tu sei qui. Tu sei sempre e tu sei ora.

L’aldilà è una dimensione divertente: non ci sono prede né predatori, non ci sono burroni, incendi, colpi di pistola, malattie; il tempo eterno scorre placido e lento e topi, criceti, tartarughe, uccellini, canarini, pappagalli, gatti e cani, moltissimi cani, giocano insieme senza patire fame, sete, sentire freddo, provare paura e solitudine.

Gli unici momenti di malinconia arrivano in genere la domenica, quando nel cimitero degli animali arrivano gli umani in visita alla tomba dei loro amici pelosi. Dopo dieci giorni, arriva anche il bambino Davide, l’umano che possedette Ginger quando lei era viva. Sulla tomba di Ginger il bambino e la gatta si fissano come potessero vedersi, si parlano con la voce della mente e del cuore, ricordando i momenti quotidiani e quelli speciali, che li avevano fatti diventare una cosa sola. Nella mente e nel cuore di entrambi si aprono ferite e nostalgie.

Ma oscure minacce incombono: le misteriose sparizioni di alcuni àniman, le lugubri ricerche del custode del cimitero e del suo pit-bull Ringhio, i peluche che hanno sguardi inquietanti e quasi vivi sono fatti collegati? Perché il custode rovista tra le tombe degli animali morti quando non può essere scoperto dai visitatori del cimitero? Cosa sta cercando?

Ginger, che come tutti i gatti spicca per le doti investigative, comincia le indagini che non risparmiano nessuno, nemmeno la Nonnina saltafossi, una medium che ogni giorno si reca a fare quattro chiacchiere con gli spiriti degli animali e sospetta che il Comune c’entri qualcosa.

La recensione di “Il giardino dei musi eterni”

Se amate gli animali, Il giardino dei musi eterni non vi lascerà indifferenti. Attraverso le malefatte del personaggio negativo della storia, Tognolini mostra l’egoismo della specie umana, il disprezzo con cui trattiamo gli altri viventi, la violenza e lo sfruttamento nei confronti degli animali. Per fortuna, esistono anche bambini e adulti capaci di creare quell’empatia con gli animali che esisteva agli albori dell’umanità, quando uomini e animali vivevano in simbiosi nell’Eden in terra, nell’Età dell’Oro raccontata da tanti miti.

Storia a parte, di questo romanzo mi ha sorpreso la capacità espressiva di Tognolini, che sembra scandagliare la lingua italiana alla ricerca delle parole più adeguate alla storia che racconta, sia a livello di significato che a livello di significante. Ho trovato particolarmente suggestivi i discorsi di Mama Kurma, la filosofa del gruppo, e di Linneo, che in vita fu cane di un naturalista: costruzioni latine, parole sonore, allitterazioni contribuiscono a veicolare temi filosofici e metafisici di grande spessore.

Tutta via, la ricchezza stilistica, l’uso di parole desuete, la costruzione della frase e del periodo spesso complessa a volte rallentano la lettura e rendono la comprensione della vicenda ostica a bambini e ragazzi di età inferiore agli 11 anni. Se volete proporre questo romanzo a bambini delle elementari, pensate a una lettura in affiancamento. Dalla prima media in poi, invece, via libera alla lettura autonoma!

La scheda editoriale

  • Titolo: “Il giardino dei musi eterni”
  • Autore: Bruno Tognolini
  • Casa editrice: Salani
  • Età di lettura: dagli 11 anni
  • Consiglio di lettura: Per chi vuole leggere un libro poetico e filosofico sulla vita nell’aldilà

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