La scelta di Luisa Mattia è un libro, per così dire, esemplare di un mondo in cui la scala dei valori è invertita e di un modo dis-umano di pensare, sentire e comportarsi. Nel tessuto sociale in cui nasce e cresce Totò chi bullizza, intimidisce, picchia, ruba, spaccia è un uomo da rispettare, perché è un duro e fa i soldi facili.

L’autrice leva la voce contro a questa mentalità e parla ai ragazzi non solo o non tanto di mafia, ma più che altro del tessuto di dis-valori di cui la mafia si nutre.

Non ho sempre le idee chiare. Anzi. Capita che uno campa alla giornata e non se ne accorge mica di quello che gli succede intorno. Oppure, se ne accorge ma non lo sa spiegare se è una cosa cattiva o buona. Insomma, a 14 anni, quanti ce ne ho io, non ci metti tanta attenzione a certi fatti. Non ci pensi. E così ti ritrovi come me, che continuavo a fare le cose di sempre, quelle che mi diceva Pedro, il fratello mio più grande, che si chiama Pietro ma non gli piace; dice che è un nome da vecchio. Pedro lo sfizia, invece. È un nome da pistolero, come quelli che ha visto al cinema e che si vede e rivede in cassetta. Quando funziona il videoregistratore. Pedro è un tipo che non scherza e io imparo da lui. Ho imparato un sacco di cose da lui, fino a quel giorno, quando tutto è cominciato e io non lo sapevo.

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Il riassunto di “La scelta”

Antonio, detto Totò, ha quattordici anni e un mito: suo fratello maggiore Pietro, detto Pedro, come il pistolero dei film western. 

Per il resto, la sua vita è uno schifo: vive in una casa fatiscente in uno dei rioni più malfamati di Palermo, il padre, disoccupato, trascorre le notti nelle mescite e i giorni a letto a farsi passare la sbronza, la madre si ammazza di fatica per far quadrare il bilancio familiare, la sorella maggiore Letizia, quando non è a servizio, vive davanti alla televisione insieme a Enzo, l’ultimo nato.

A Totò la scuola non piace, anzi, non ci vuole andare proprio: i giorni di assenza o sospensione sono più di quelli di frequenza. L’unica cosa che gli importa davvero è diventare uguale a Pedro: alto, moro, sprezzante, con uno sguardo feroce che incute timore, elegante. Pedro ha sempre soldi in tasca e tutti lo rispettano, perché lui è un uomo vero. Quasi sempre gli basta lo sguardo per mettere a posto sia “le femmine”, a partire da sua madre e Letizia, che i compari della banda. Se lo sguardo non basta, passa alle intimidazioni. E se pure le urla non bastano, passa alle mani. O alla mazza. Con il suo migliore amico, Nino, detto Ninuzzo, Pedro spaccia nel suo quartiere la droga di Don Salvo, boss di un clan mafioso. E’ il padrone incontrastato del rione e tutti gli portano rispetto.

Pure Totò aiuta Pedro vendendo qualche bustina agli studenti del liceo, che hanno sempre le tasche piene di soldi, finché la figlia del puparo Michele, Angelica, non si mette in mezzo, lei e quel suo vizio di stare a fissarlo e quella sua boccaccia che dice insolenze. Totò le fa gli occhi brutti, come ha imparato da Pedro, ma quella non si piega, così Totò lo dice a Pedro e Pedro organizza una spedizione punitiva. Pedro, infatti, è entrato nella “famiglia” di Don Salvo e non può permettere che in quartiere ci si prenda gioco di lui.

Un pomeriggio Pedro ordina a Nino di sfasciare il teatro dei pupi e di dare una ripassata a Michele e comanda a Totò di occuparsi della “femmina”, come gli ha insegnato che si trattano le femmine. Totò, fiero della promozione del fratello, non vuole deluderlo. Eppure, quando si trova faccia a faccia con Angelica, non ce la fa proprio a maltrattarla, anzi prova dispiacere per il danno al teatro, ai pupi e le ferite inflitte da Nino al puparo.

Quella notte stessa accade un altro fatto. Per dimostrare di essere un uomo d’onore e di tenere al clan di Don Salvo sopra a ogni cosa, Pedro, che ora si fa chiamare Petruzzo, accetta di regolare i conti con uno spacciatore che ha tentato di fregare “la famiglia”. Giunto al porto, scopre che il disgraziato da fare fuori è Ninuzzo, che da vero minchione ha sottratto una piccola partita di droga a Don Salvo e l’ha rivenduta trattenendo il ricavato. Petruzzo non vede via d’uscita: sotto lo sguardo degli uomini di Don Salvo ammazza il suo migliore amico. All’omicidio assiste involontariamente Michele, che decide di sporgere denuncia alla Polizia, diventando un testimone oculare e rientrando nel programma di protezione dei testimoni nei processi per mafia.

Mentre Michele e Angelica vengono trasferiti in una nuova casa, i telegiornali diffondono la notizia: Nino Petralia è morto ammazzato, ma qualcuno ha visto in faccia l’assassino e lo ha denunciato. In casa Petruzzo non dice nulla, ma è agitato, nervoso, pallido, spaventato. Totò fa presto a rendersi conto di chi è l’assassino.

Sconvolto, scorrazza per il quartiere e per caso vede Angelica e decide di seguirla fino a casa. Scopre, così, che si è trasferita in un nuovo quartiere dall’altra parte della città e vede che lei e il padre sono sempre protetti e scortati da agenti della Polizia in borghese. Ora gli è chiaro chi è il testimone oculare.

Don Salvo, nel frattempo, viene a sapere da un “canarino” infiltrato in Questura l’identità dello scomodo testimone e ordina a Petruzzo di eliminarlo. Petruzzo di confida con Totò e gli dice che gli uomini d’onore devono stare sempre accanto accanto ai loro fratelli, qualsiasi cosa accada.

Totò è posto di fronte a una scelta: tacere sulle intenzioni di Petruzzo per amore del fratello e rendersi complice dell’omicidio di persone innocenti, o rivelare tutto alla polizia, condannando il fratello?

Totò farà la sua scelta, la scelta giusta, anche grazie all’aiuto di Simone che fa volontariato per un’associazione che ha lo scopo di tenere lontani bambini e adolescenti dalle lusinghe dei clan mafiosi.

La recensione di “La scelta”

La storia che Luisa Mattia ci racconta in La scelta è ambientata a Palermo, ai giorni nostri, ma possiamo ritrovare le stesse dinamiche nelle periferie degradate delle grandi città del nord, nei ghetti in cui vale la legge del più forte, in tutti i contesti deprivati di mezzi materiali, di valori etici e morali, di istruzione.

Peggio ancora, l’illegalità, la prepotenza e la violenza sono spesso un modo di vivere che attraversa il tempo senza essere scalfito o messo in discussione, a volte perfino decantato e mitizzato.

Ecco perché credo che continuare a proporre e a leggere libri come questo abbia una grande importanza.

Il libro è edito da Sinnos nella collana ZonaFranca e la post-fazione è di Tano Grasso, commerciante anti-pizzo, presidente della prima associazione anti-racket italiana. Nel 2006 vinse il Premio Pippi.

La scheda editoriale

  • Titolo: “La scelta”
  • Autore: Luisa Mattia
  • Casa editrice: Sinnos
  • Età di lettura: dai 13 anni
  • Consigli di lettura: a chi vuole rendersi conto del tessuto culturale in cui attecchisce la criminalità organizzata.

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