Affidereste un piccolo, tenero, indifeso batuffolo di tre chili, che non sa provvedere ai suoi bisogni, né tanto meno esprimerli, che nulla sa della vita, né ne conosce i pericoli, a un goffo gigante adolescente, che i compagni ritengono scemo e a proposito del quale i professori si interrogano se ha lasciato il cervello a casa o se invece non lo possiede proprio? No?
Peccato, perché Simon Martin, corporatura di un golem e cervello grande quanto un’arachide salata, farebbe qualsiasi cosa per quella dolce bambina che gli hanno affidato.
E nulla importa se quella bambina è, in realtà, un sacco di farina rivestito di cuffietta e grembiulino rosa e se non si è trattato di un affido vero e proprio, ma semplicemente di un esperimento scolastico di ambito pedagogico.
Lui, la sua bambina, la ama e farebbe di tutto per proteggerla.
Questa, a grandi linee, è la storia che Anne Fine ci racconta nel divertentissimo Bambini di farina, edito in italiano da Salani editore.
Il riassunto di “Bambini di farina”
Il professor Cartright non sa proprio cosa cavare dal gruppo dei Tristi e Molesti quattordicenni della 4^C. Nessun genio in classe, ci mancherebbe, quelli se li prende il Prof. Feltham. Neanche semplici studenti medi, che vengono equamente spartiti dai colleghi King e Henderson.
Solo un branco di adolescenti chiassosi e semi-analfabeti, di cui metà ha l’aria di aver lasciato il cervello a casa e l’altra metà sembra non averne mai avuto uno.
Oddio, uno ci sarebbe: un tal Martin Simon, che è in pari con gli studi e legge Baudelaire in francese! Ma alla fine del primo giorno di scuola, ecco scoperto l’inghippo: semplice errore amministrativo. Martin Simon deve frequentare la classe di Feltham, mentre nella classe di Cartright deve essere inserito Simon Martin, un gigante goffo e sgraziato, dotato di una forza bruta spesso incontrollata, evidentemente sottosviluppato, date le persistenti difficoltà a leggere, scrivere e contare nonostante 10 anni e passa di scuola dell’obbligo.
Sì, proprio lui: Simon il disturbatore, Simon l’espulso, Simon lo scemo.
Cartright non ha né tempo né voglia di recriminare, perché in occasione della imminente Fiera della Scienza organizzata da Feltham la sua classe dovrà presentare i risultati di un esperimento di puericultura incentrato sulla relazione genitori-figli.
In parole povere, ogni alunno, per tre settimane, avrà la piena responsabilità di un neonato e terrà un diario dove scriverà quotidianamente problemi e sensazioni. Alla Fiera verranno esposti diari e risultati.
Ovviamente a ciascun alunno non viene affidato un neonato in carne ed ossa ma un bambino di farina, cioè un sacco da 3 kg rivestito di tela. I sacchi sono tutti diversi: alcuni vestono grembiulini e cuffiette, altri no; alcuni hanno occhi incantevoli con lunghe ciglia e boccucce piccole e rosse, altri no; alcuni sono proprio belli, altri no. Un po’ come capita nella vita vera, insomma.
A prescindere dal sesso e dall’aspetto del proprio bambino di farina, ogni alunno affidatario deve seguire 5 regole:
- i bambini di farina devono essere sempre puliti e asciutti
- i bambini di farina non devono perdere peso (segno di incuria e maltrattamenti) né acquistarne (segno che sono stati manomessi o esposti all’umidità)
- i bambini di farina non devono essere MAI lasciati soli, né di giorno né di notte; al limite possono essere affidati a una baby-sitter responsabile
- occorre tenere un diario giornaliero
- alcuni osservatori in incognito (professori, genitori, perfino allievi della scuola) saranno incaricati di controllare e riferire sul benessere dei bambini di farina
Le reazioni dei ragazzi della 4^ C sono svariate: c’è chi si rifiuta categoricamente di partecipare a esperimento “da femmine” e minaccia di non tornare più a scuola; c’è chi fa buon viso a cattivo gioco; c’è chi pianifica di fare uno scherzo terribile a Cartright alla fine dei 21 giorni di prova.
Simon, infatti, convince tutti i compagni a partecipare all’esperimento e pianifica una Grande Esplosione di bambini di farina: l’ultimo giorno tutti avrebbero portato con sé il proprio sacco e tutti contemporaneamente li avrebbero presi a calci in aula fino a farli esplodere in un tripudio di farina.
Placate le recriminazioni e convinti i dubbiosi, l’esperimento ha inizio.
Simon si sedette al tavolo di cucina di fronte alla bambina di farina e le diede un colpetto. La bambina di farina cadde in avanti. ‘Ah!’ disse. ‘Non sai nemmeno stare seduta!’ Rialzò la bambina di farina e le diede un altro colpetto. Di nuovo cadde in avanti. ‘Non siamo troppo bravi a stare seduti per bene, eh?’ la stuzzicò rialzandola. Questa volta la bambina di farina cadde all’indietro, e precipitò giù dal tavolo nel cesto del cane.
– ‘Porc…’
– ‘Non dire parolacce di fronte a lui’ disse la madre di Simon.’ Gli dai un pessimo esempio.
Nel corso della prima settimana più o meno tutti osservano le 5 regole. Certo qualcuno deve essere continuamente seguito e stimolato dai genitori, ma quasi tutti si rivelano finti-genitori responsabili e adeguati al ruolo.
Dalla seconda settimana la fatica connessa alla responsabilità inizia a farsi sentire e le reazioni dei genitori-per-finta si diversificano: c’è chi come Sajid Mahmoud fiuta il business e organizza un asilo nido a pagamento; chi come Gwyn alleva il bambino ma copia regolarmente i brani di diario degli altri; chi come Robin Foster ne ha abbastanza del fagotto e lo spedisce a calci nel fiume, lasciandolo affondare senza pietà e senza rimorsi.
Simon, invece, è ogni giorno più affezionato e attento alle esigenze della sua bambina. Certo, a volte si distrae, soprattutto quando va a giocare a calcio; ma il più delle volte si scioglie di dolcezza solo a guardarla, quella bambina. La tiene pulita, la protegge dalle grinfie del cane Macpherson, la culla, dorme con lei. A lei rivolge il primo pensiero della mattina e l’ultimo della sera.
Man mano che scopre le gioie della paternità Simon si pone molte domande: perché suo padre se ne è andato quando lui aveva solo sei settimane di vita? Era un bambino così cattivo e impegnativo da rendere impossibile curarsi di lui? Era brutto? Noioso? Urlava tutta notte? Insomma, cosa non andava in lui? E poi, in che giorno se ne è andato suo padre? Come è uscito da casa? Cosa ha detto mentre se ne andava? Perché qualcosa deve pur aver detto!
Nonostante la madre lo rassicuri sul fatto che lui non ha nessuna responsabilità su ciò che è successo anni prima e che non tutti i padri biologici diventano genitori, Simon si arrovella su queste domande e ogni giorno diventa più malinconico, assillante, infelice.
Il 16° giorno Cartright si accorge che l’esperimento gli è sfuggito di mano: una parte della classe, tra cui Simon, ha personalizzato il sacco di farina; la maggioranza dei ragazzi ha delegato la cura del proprio bambino a Sajid, o non se ne è curato, o non ha compilato il diario quotidiano. Decide allora di terminare immediatamente l’esperimento e di farsi riconsegnare i fagotti. In classe scoppia il delirio: Sajid pretende il pagamento degli arretrati altrimenti non restituirà i bambini di farina ai legittimi genitori; i ragazzi urlano e strepitano che vogliono la loro Grande Esplosione; Simon non molla la bambina.
Cartright ne ha abbastanza: getta tutti i bambini di farina in un grande sacco e ordina a Simon di portarlo immediatamente nei locali in cui si svolgerà la Fiera della Scienza. Quando Feltham però vede che la maggioranza dei sacchi perde farina, ordina a Simon di portarli via immediatamente per non rovinare gli ingranaggi dei ragazzi che hanno partecipato agli esperimenti di fisica, meccanica, ecc. Cosa fare allora dei sacchi di farina? Perché questo sono: sacchi.
Una Grande liberatoria Esplosione in corridoio!
La recensione di “Bambini di farina”
Bambini di farina è un romanzo molto divertente, pieno di azione e di dialoghi verosimili, scritto in modo magistrale. I personaggi sono ricchi di sfaccettature e davvero imprevedibili nelle reazioni a ciò che accade nel corso della vicenda. Scommetto che vi innamorerete della dolcezza di Simon Martin e Sajid Mahmoud non potrà che suscitarvi simpatia!
E non potrete non condividere quello che Simon realizza durante la Grande Esplosione: l’unica cosa che conta è l’amore di chi ci ama. Non ha senso arrovellarsi sui motivi per cui qualcuno non ci ha amato. E’ molto più saggio godere dell’amore di chi ha scelto, consapevolmente, deliberatamente e responsabilmente di amarci. E fare del proprio meglio per restituire tutto questo amore che ci viene donato.
La scheda editoriale
- Titolo: “Bambini di farina”
- Autore: Anne Fine
- Casa editrice: Salani
- Età di lettura: dai 12 anni
- Consigli di lettura: per chi vuole rendersi conto delle responsabilità che hanno gli adulti
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ciao! la mia scuola é collegio villosi san giuseppe (monza) il libro mi è piaciuto molto soprattutto per le responsabilità che ci mostra e per i sacrifici dei nostri genitori. inoltre i personaggi sono ben descritti e mi piacerebbe fare questo esperimento
Ciao Viola, mi fa piacere averti nel blog! Grazie mille per il tuo commento!
WOW!!! grazie mille del tuo commento!
Marco Morellini 1 f
Il libro mi è piaciuto troppo, purtroppo non l’ho potuto leggere tutto quindi ho letto soltanto la trama.
M. Hack
EDOARDO
Libro molto bello , interessante mi piacerebbe fare anche a me un esperimento del genere, lo consiglierei a tutti perchè può anche esserti d’aiuto .
Del libro mi sono molto piaciute le descrizioni dei personaggi e l’affetto che c’è ai bambini di farina .
A me bambini di farina mi è piaciuto molto perché è bella la parte dove Simon Martin si affeziona al bambino e cerca di convincere i suoi compagni a non buttare nel canale i propri bambini . È molto bella anche la parte dove la mamma racconta a Simon perché suo padre è andato via di casa facendo provare molto suspense.
Sono della scuola Margherita Hack. Il libro è fantastico, insegna le responsabilità, la fatica e i sacrifici che i genitori fanno per noi. All’inizio si nota la differenza tra Simon Martin, un ragazzo indisciplinato,e Martin Simon, un genio.Continuando a leggere si capisce che Simon è un ottimo padre per la sua bambina di farina è l’unico a cui interessa il compito per la fiera della scienza (la bambina di farina), mentre agli altri interessava distruggerli (liberarsene). Questo progetto gli fa pensare a suo padre , che quando lui era piccolo aveva lasciato da soli lui e sua mamma.
Ciao, Elia 1 A M. Hack . A me non è piaciuto tanto, l’ho trovato poco divertente e un po’ impegnativo. Certo è che colpisce nel segno, fa pensare : a volte certe verità e responsabilità si cerca di evitarle perchè non sempre si è in grado di affrontarle e a volte chi ti insegna e chi te le impone non è sempre nel giusto. Essere responsabili verso altri ci insegna a essere più responsabili di noi stessi; però ad ogni età, la sua responsabilità!
Sì, concordo! A ogni età le proprie responsabilità!
Il libro non mi è piaciuto molto perchè secondo me ci sono troppi particolari che rendono il libro noioso.In poche parole si poteva scrivere in meno pagine , così da diventare più interessante
Dencas Barbieri Lluc 1 F
L’idea iniziale del libro è interessante ma poi si perde in troppi particolari che secondo me lo fanno diventare non molto avvincente
Dici che l’autore ha voluto trattare troppi temi contemporaneamente, quindi l’idea originale si è un po’ persa? Cosa ne pensano i tuoi compagni di gruppo?
Scusate mi sono sbagliato la squadra è The Winners
ahahahah che precisione!!!!
Bambini di farina non è stato uno dei libri migliori che ho letto ,però mi è piaciuto. La cosa che mi ha colpito di più di questo libro è stato vedere il modo in cui descrivevano Simon Martin, ovvero gigante, disgraziato, in poche parole un tipo tosto. Poi però quando gli hanno dato in affido la bambina di farina lui, in confronto ad altri, se ne è affezionato. Il concetto è che se uno si presenta grande, tosto, non significa che lo sia davvero. Infatti, i cosiddetti bulli, magari dimostrano di essere duri, ma poi si scopre che non lo sono e che hanno solo avuto un vissuto difficile (in questo caso Simon Martin era stato abbandonato dal padre).
Matteo
Squadra:The Winner
Classe:1^A
Ah!Scusate per la distrazione, la mia scuola è M. Hack
tranquillo non c’è problema! 😉
Libro fantastico che fa capire quante responsabilità hanno avuto e tuttora hanno i nostri genitori. Si nota anche la differenza tra Martin Simon, intelligentone, e Simon Martin, gigante disgraziato. Sime, oltre alla sua bambina di farina, si interroga sul motivo per cui suo padre se ne sia voluto andare e si fa affliggere dai sensi di colpa pensando di essere stato lui la causa dell’allontanamento e quando la tensione è stata troppa, sene è liberato grazie all’esplosione dei bambini di farina. Consiglio questo libro a tutti. Alessio 1^A The Winners (squadra).
Sì Alessio, è vero quello che dici, Simon Martin è il simbolo di quello che succede quando ci si fa carico di responsabilità non adeguate alla propria età. Il libro porta un messaggio chiaro, secondo me: godersi le gioie e farsi carico delle responsabilità della propria età senza voler “diventare grandi” troppo presto! Grazie per il tuo contributo
Bellissimo libro lo consiglierei a chiunque
vero? anche a me è piaciuto molto! grazie Cristian