Un libro che ho amato fin dalla prima lettura è Clara va al mare di Guido Quarzo. Durante lo scorso fine settimana l’ho riletto velocemente per preparare un’attività e ho rivissuto lo stesso grande piacere che avevo provato la prima volta.
Le parole scelte dall’autore hanno il merito di trasformare una storia semplice in una vera avventura. La storia scivola via lieve lieve pagina dopo pagina, e tu arrivi alla fine chiedendoti: “Ma è già finito?”
Il riassunto di “Clara va al mare”
Clara è una ragazzina Down di 14 anni, con un sogno nel cassetto: rivedere il mare.
Così, una bella mattina, esce di soppiatto dalla panetteria in cui si reca tutti i giorni con la mamma, prende l’autobus, scende in stazione e sale sul primo treno in partenza per Savona.
E’ stato Roberto, l’educatore del Centro diurno, a insegnarle a usare i mezzi pubblici, a orientarsi in città, ad acquistare un biglietto ferroviario.
E’ stato Roberto a portarla al mare per la prima volta e a farle conoscere le fredde carezze delle onde e il piacere di camminare sulla sabbia a piedi nudi.
Insomma, nella fuga di Clara verso la libertà e l’indipendenza Roberto gioca il ruolo fondamentale di motore dell’azione.
Fattori facilitanti sono lo svenimento della fornaia, la disattenzione della mamma, la cortesia della signora dal cappellino verde, la distrazione del bigliettaio e del capotreno… Ma è indubbio che l’X-Factor che consente a Clara di raggiungere il suo obiettivo sta tutto nella sua determinazione.
Il viaggio in treno è un viaggio fatto non solo di chilometri, ma soprattutto di pensieri e sentimenti. Chilometro dopo chilometro, Clara ci svela i suoi pregi e i suoi difetti, ci mostra le sue capacità e i suoi limiti, ci fa conoscere aspetti della sua vita quotidiana e condivide sogni e desideri.
Conosciamo così i genitori anziani, i fratelli maggiori, Luca ed Enzo, la vicina di casa, la signorina Rachele, detta Nonnachele, i compagni di classe delle elementari, primo fra tutti Sachio-mongolo, il compagno che la derideva e al quale Clara ruppe una sedia in testa.
Seguiamo Clara anche per le strade di Savona, lungo tutto il tragitto che porta al mare. Così, insieme a lei facciamo conoscenza di persone insensibili che la maltrattano, ma anche di persone che la aiutano, come la Lina e il Beppe Maniglia, artista di strada che a chi è di Bologna dovrebbe ricordare qualcuno.
Clara riesce nel suo intento, al mare arriva davvero. Gioca con le onde, raccoglie conchiglie, insegue gabbiani e gioca con il cane Tom. Fino a sera, quando decide che è ora di rientrare a casa.
La recensione di “Clara va al mare”

Sono tanti i motivi per cui Clara va al mare occupa un posto speciale sullo scaffale della mia libreria e per cui ve ne consiglio la lettura.
Due sopra a tutti gli altri:
- perché Clara, la protagonista, è al tempo stesso testarda e coraggiosa, permalosa e tenera, indisponente e disarmante. Clara non è una da mezze misure, ma vive sentimenti autentici, schietti, veri.
- perché attraverso la sua storia ho imparato alcune cose sui bambini con bisogni speciali.
La scheda editoriale
- Titolo: “Clara va al mare”
- Autore: Guido Quarzo
- Casa editrice: Salani
- Età di lettura: dai 9 anni
- Consiglio di lettura: a chi vuol leggere una storia delicata e ironica che ha come protagonista un ragazzina con bisogni (e poteri) speciali
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In cosa non vi è piaciuto? Avete trovato la storia un po’ troppo semplice? Oppure inverosimile? Mi interessa sapere cosa ne pensate! Magari ne parliamo un attimo domani in classe…
Clara va al mare è un libri che anche se a miei compagni non è piaciuto a me ha intressato fin dall’inizio perchè volevo vedere fino a dove si spingesse una bambina down per ottenere il proprio obbiettivo.
Luca Borghi ( Anonibook ) 2F
di questo libro mi è piaciuto molto il fatto che questa bambina anche avendo dei disturbi è così coraggiosa di andare via di casa per realizzare il suo sogno:vedere un’ altra volta il mare
Lucrezia Gilioli del gruppo “the best book” di 2A
se devo essere sincera questo libro non è stato uno dei più belli che io abbia letto però mi è piaciuto lo stesso perché leggere di una ragazzina Down che raggiunge il proprio obbiettivo è buffo ma allo stesso tempo quasi commovente.