Che cos’è il sindacato, a cosa serve, come nasce? Ai ragazzi che mi fanno questa domanda rispondo consigliando la lettura di Storia di Iqbal di Francesco D’Adamo, una biografia, un racconto ad ambientazione contemporanea e uno spaccato di storia sociale al tempo stesso.
Il protagonista del romanzo è Iqbal Masih operaio, sindacalista e attivista per i diritti umani a soli 12 anni. 12 sono anche gli anni che aveva quando fu assassinato. Il 16 aprile 2020 ricorre il venticinquesimo anniversario del suo omicidio, purtroppo ancora senza colpevoli.
Il riassunto di “Storia di Iqbal”
Siamo in Pakistan, a metà degli anni ’90. Nella fabbrica di tappeti di Hussain Khan, alla periferia di Lahore, arriva Iqbal.
E’ Fatima che ce lo descrive: non molto alto, magrissimo, scuro di capelli. Iqbal non è nuovo alla fabbrica perché lavora da quando aveva quattro o cinque anni, cioè dal giorno in cui suo padre lo ha “noleggiato” a un fabbricante senza scrupoli in cambio di una somma di denaro.
Da allora Iqbal è un bambino-schiavo, come tantissimi altri che nel suo paese vengono impiegati nelle fornaci di mattoni o nella tessitura, che richiede mani piccole e veloci.
Le leggi del signor Hussain Khan
Hussain Khan spiega a Iqbal le regole della fabbrica, che sono ovunque sempre le stesse. Iqbal gli risponde con un “Sì, lo so!” e si guadagna subito la fama di sfacciato e impertinente. Non ha un carattere remissivo e passivo: il precedente datore di lavoro lo descrive come testardo, ostinato e superbo. Così Iqbal diviene oggetto delle attenzioni speciali di Karim, un ex bambino-schiavo divenuto sorvegliante da quando le sue dita sono diventate troppo grosse e goffe per lavorare al telaio.
Fatima spiega a Iqbal come si svolge la giornata. All’alba la moglie di Hussain Khan porta un po’ di pane secco e lenticchie ai bambini: Alì, il più piccolo di tutti; Salman, un bambino di dieci anni un po’ burbero che ha già lavorato nelle fornaci; Fuscello, fragile e cagionevole; Maria, piccola e minuta che si rifiuta di parlare dal giorno in cui è arrivata.
Dopo la colazione inizia la giornata di lavoro che dura 14 ore. Le teste calde vengono incatenate al telaio, in modo che non possano fuggire; per questo sulle gambe di molti bambini si notano cicatrici orrende e piene di pus. Sul telaio di ogni bambino è fissata una lavagnetta con scritto l’ammontare del debito contratto dalla famiglia.
Alla fine di ogni giornata, se è soddisfatto del lavoro, il padrone sottrae all’importo una rupia, l’equivalente del salario per il lavoro svolto. In teoria, estinto il debito, il bambino-schiavo è nuovamente libero e può tornare a casa. In teoria, però. Perché non succede mai che qualcuno riesca a lavorare tanto da cancellare il debito contratto, ripagare gli interessi e riacquistare la libertà.
Le condizioni di vita dei bambini-schiavi sono disumane anche per altri motivi. Ad esempio, sono costretti a lavorare anche quando sono ammalati, cosa che accade spesso a causa della denutrizione e delle pessime condizioni igieniche in cui vivono; dormono tutti nella stessa stanza; condividono un solo gabinetto malsano e puzzolente; per punizione vengono rinchiusi in una cisterna sotterranea – la Tomba – infestata da insetti e scorpioni.
L’arrivo di Iqbal
L’arrivo di Iqbal sconvolge lo stato di fatto, non solo perché non dimostra alcuna paura del padrone, gli risponde, subisce le punizioni senza spezzarsi, ma soprattutto perché non rinuncia a sognare, a lottare per il riscatto, a desiderare una nuova prospettiva di vita. Di sera, racconta ai compagni cose molto interessanti; li fa riflettere sul perché i padroni hanno molto potere e i bambini non valgono nulla; insinua in loro l’idea della fuga e del diritto alla libertà.
Nel frattempo Hussain si rende conto che in fabbrica nessuno è abile e veloce a tessere quanto Iqbal. Per questo gli assegna la realizzazione di un tappeto dal disegno molto difficile, che deve essere venduto a importanti compratori cinesi. Di fronte ai compratori, Hussain e la moglie si mostrano molto affezionati ai bambini, ma Iqbal non ci sta: con un coltellino distrugge il pregiatissimo tappeto e si guadagna la reclusione nella Tomba. Non tutto il male viene per nuocere perché, per la prima volta, i bambini solidarizzano con chi è punito: tutte le notti vanno a trovare Iqbal e fanno a turno per alleviare il suo dolore.
Uscito dalla Tomba, Hussain ordina a Iqbal di ricominciare il tappeto che ha distrutto. Iqbal si mostra tranquillo, preciso, abile e veloce; ciononostante Hussain è nervoso e sospettoso. Iqbal non ha perso la speranza di fuggire e promette a Fatima che in primavera avrebbero tutti giocato con l’aquilone.
Una via di fuga
L’occasione di fuga si presenta presto. Forzato la finestrella del bagno, Iqbal scappa e va al mercato, dove assiste ad una manifestazione del Fronte per la liberazione dalla schiavitù del lavoro minorile, osteggiata dai mercanti. Iqbal prende un volantino, si fa coraggio e invita alcuni appartenenti alle forze dell’ordine nella ditta di Hussain per mostrare loro le condizioni in cui vivono i bambini-schiavi. Interrogato dagli agenti, Hussain nega ogni accusa e corrompe i poliziotti.
Iqbal è nuovamente rinchiuso nella Tomba arroventata e viene lasciato sei giorni senza cibo né acqua. Uscito dalla Tomba, chiede a Maria – l’unica che sa leggere – di leggere il volantino e agli altri bambini di aiutarlo a fuggire di nuovo.
La seconda fuga
Durante la seconda fuga Iqbal riesce a rintracciare Eshan Khan, il capo del Fronte, a parlargli di Hussain e a tornare in fabbrica con dei funzionari delle forze governative. Questa volta Hussain viene arrestato insieme a sua moglie. I bambini, compreso Iqbal,vengono momentaneamente accolti nei locali del Fronte in attesa di rintracciare le loro famiglie. Qui, dopo tanti anni di lavoro, possono lavarsi, mangiare e finalmente giocare con gli aquiloni.
Iqbal, pur essendo legato alla sua famiglia, ritiene che la lotta contro le prevaricazioni sia più importante di tornare a casa. Conoscendo gli indirizzi e le condizioni di lavoro in altre fabbriche di tappeti, rimane al Fronte e aiuta Eshan Khan a liberare molti altri bambini-schiavi. Una spedizione si rivela particolarmente difficile e pericolosa: in una fornace di mattoni Iqbal e gli attivisti sono minacciati dal padrone che tira fuori la pistola e inizia a sparare contro di loro.
I giorni del sindacato
Iqbal ed Eshan Khan diventano ben presto famosi ovunque. A Iqbal viene conferito il premio Gioventù in azione; a Boston gli viene assegnata una borsa di studio perché il suo sogno di diventare un avvocato possa realizzarsi; in Svezia prende parola nel corso di una conferenza internazionale sui problemi del lavoro minorile.
Nel frattempo, Fatima, ormai orfana dei genitori e senza casa, emigra in Europa col fratello maggiore. Maria rimane ospite del Fronte.
Siamo a ridosso delle festività pasquali. Iqbal decide di far visita alla famiglia, prima di ripartire alla volta degli Stati Uniti. Mentre sta risalendo il viottolo verso casa, in piedi sui pedali della bici, viene ucciso da colpi di arma da fuoco sparati da una Jeep. E’ il 16 aprile 1995.
La recensione di “Storia di Iqbal”
Il nome di Iqbal Masih è diventato il simbolo della lotta per liberare dalla violenza e dalla schiavitù milioni di bambini in tutto il mondo, non solo in Pakistan.
La sua storia è stata raccontata da romanzi e film d’animazione e a lui sono intitolate scuole, giradini, strade e piazze in tutto il mondo.
Se volete, potete vedere il film d’animazione Iqbal, bambini senza paura di Michel Fuzellier e Babak Payami di cui vi embeddo il trailer. E’ molto liberamente tratto dal romanzo di D’Adamo. Diciamo ispirato, va…
Più datato (1998) il film intitolato Iqbal di Cinzia Th Torrini , regista impegnata da sempre in cause umanitarie. In questo caso la trasposizione cinematografica è più vicina alla narrazione di D’Adamo anche se ho notato delle divergenze nei nomi dei personaggi, nella rappresentazione fisica di Iqbal e nell’introduzione di alcuni personaggi secondari, come Azira, innamorata di Iqbal.
La scheda editoriale
- Titolo: “Storia di Iqbal”
- Autore: Francesco D’Adamo
- Casa editrice: Einaudi Ragazzi
- Età di lettura: oltre gli 11
- Consigli di lettura: per chi vuole conoscere la figura e la vita di Iqbal Masih assassinato a 12 anni per aver voluto difendere i diritti dei bambini a essere bambini.
A chi vuole leggere Storia di Iqbal consiglio di dare un’occhiata agli scaffali delle biblioteche pubbliche.
In alternativa, il libro è ancora in commercio, edito nella collana Ex Libris della casa editrice EL e nella collana Carta bianca dalla Einaudi Ragazzi.
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Non è facile pensare che al mondo ci sono persone meno fortunate di noi che non vivono bene, come per esempio bambini che dovrebbero pensare solo ad essere felici ed invece sperano di sopravvivere e di crescere
Anche io penso che dobbiamo trovare una via per far sì che nessuno soffra, tanto meno i bambini! Grazie Alessandro!
Marco Morellini 1 f
Questo libro non mi è piaciuto perché parlava dello sfruttamento minorile.
M.HACK
EDOARDO
Libro molto bello, interessante poi le storie vere, io ne vado pazzo perchè mi piace sapere che vita fanno delle certe persone .
molto commovente sapere che i bambini erano obbligati a lavorare i tappeti e guadagnavano qualche spicciolo . La fine è stata brutta perchè dato che alla fine viene assassinato è abbastanza triste però il resto è stato molto bello.
Libro commovente, educativo e interessante. Fa riflettere sulle condizioni di sfruttamento dei ragazzi e anche dei bambini in alcuni paesi. Iqbal è un bambino coraggioso che conosce la giustizia e la libertà e lotta per questi diritti anche rischiando di essere ucciso. Il libro mi è piaciuto molto e lo consiglierei a tutti.
Mi è piaciuto tantissimo, anche perchè è una storia vera.
Il momento che mi è piaciuto di più è sicuramente quando Iqbal libera gli altri bambini;
e l’idea che c’è della gente “buona” come quelli del Fronte della Liberazine mi piace.
Una delle cose che mi è piaciuta di più è sicuramente il senso della storia, cioè che il lavoro minorile
debba essere vietato.
Cojocari Arianna 1 F
il libro nel suo contesto mi ha interessato molto, soprattutto il momento in cui Iqbal scappa per l’ultima volta e chiede aiuto alla fronte per la liberazione dalla schiavitù contro il lavoro minorile e ce la fa a liberare alcuni bambini. Quello che non mi è piace è quando Iqbal muore, è un momento molto drammatico ma,così è andata non si può impedire ciò che è successo nel passato e comunque sono dei criminali le persone che hanno fatto ciò
Fulgeri Alessandro 1 F
Non mi è piaciuto molto perché era noioso e si trovava sempre nello stesso luogo e la vicenda non era interessante
Del libro mi è piaciuta l’ambientazione e il momento della liberazione dei bambini
Questo libro è stato molto interessante. L’unica cosa che non mi è piaciuta é la fine troppo tragica…..