Sotto il burqa (The Breadwinner) racconta la storia di una famiglia afgana travolta dal fanatismo e dall’integralismo del regime dei talebani. Lo ha scritto una scrittrice canadese, Deborah Ellis, da sempre impegnata nel sociale e attiva in numerosi progetti di sostegno alle popolazioni afgane.

Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo secolo la popolazione afgana fu vittima di un regime politico-militare-religioso radicale e aggressivo. Dopo anni di guerra civile, i talebani – gli studenti delle scuole coraniche – si imposero come i custodi dell’Islam e i fondatori di un Emirato.

Una volta preso il potere, istituirono la sharia, la legge islamica: tutte le forme di spettacolo televisivo, immagini, musica e danza, furono proibite, venne dichiarato illegale portare la barba corta o radersi del tutto, fu severamente punito chi si tagliava i capelli alla moda occidentale, fu vietato il lavoro femminile e le bambine furono escluse da forme di istruzione mista, si tornò a far ricorso all’amputazione delle mani dei ladri e alla lapidazione delle adultere.

Chi prese le distanze dai talebani fu considerato oppositore dell’Islam – non solo del regime – e pagò caro il disallineamento: capifamiglia catturati ed eliminati, famiglie disgregate, mogli impoverite e indifese, bambini maltrattati e privati del loro futuro. Parvana fu una di loro.

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Il riassunto di “Sotto il burqa”

Parvana, ha 11 anni e vive a Kabul con i genitori, due sorelle – Maryam e Nooria – e il fratellino Alì.

Gli anni di guerra civile e l’instaurarsi del regime talebano hanno picchiato duro sulla condizione della famiglia.

Qualche tempo prima è morto Hossain, il figlio maggiore, vittima di una mina antiuomo; il padre, un insegnante di storia che aveva studiato in Inghilterra, ha perduto una gamba a causa dello scoppio di una bomba; la madre ha dovuto rinunciare al suo lavoro di redattrice radiofonica perché la sharia ha proibito tutto alle donne, perfino di uscire se non accompagnate da un uomo.

Da quando la famiglia non può contare su entrate fisse, il padre lavora al mercato come scrivano su commissione e Parvana lo accompagna, aiutandolo a camminare e aspettando che termini il lavoro per riportarlo a casa.

Una sera, mentre tutti sono riuniti a cena, due talebani irrompono nell’unica stanza che funge da casa e arrestano il padre, accusandolo di essere un filo-occidentale. Parvana e la madre tentano di opporsi ma vengono malmenate e la stessa cosa accade il giorno successivo, quando si recano in carcere per poter parlare all’uomo.

I giorni successivi sono molto duri. La mamma di Parvana cade in uno stato di profonda prostrazione e lei deve farsi carico della cura dei fratelli e fare i conti con le riserve di cibo che cominciano a scarseggiare.

Da Parvana a Kaseem

Durante un giro al mercato, Parvana incontra una cara amica di famiglia – la signora Weera, ex insegnante di educazione fisica – e le racconta quanto le è capitato. La sera stessa la signora Weera si reca a fare visita alla vecchia amica e le propone un escamotage tanto ardito quanto pericoloso: camuffare Parvana da ragazzo, in modo che possa lavorare e mantenere la famiglia. Dal giorno successivo Parvana-Kaseem prende carta e penna e va al mercato e, nel giro di pochi giorni, inizia a guadagnare a sufficienza per sopravvivere.

Al mercato, tra i camerieri al negozio del tè, Parvana riconosce Shautzia, sua compagna di scuola. Anche lei si è travestita da ragazzo e si fa chiamare Shafiq. Insieme iniziano un’attività più dura ma più remunerativa: dissotterrare le ossa dei cadaveri. Questo consentirà loro di investire denaro nell’acquisto di oggetti da rivendere ai passanti del mercato.

Passa molto tempo e la famiglia sembra aver trovato un nuovo equilibrio. La mamma e la signora Weera fondano un giornale per far conoscere la condizione delle donne afgane sotto il regime dei talebani. Shautzia-Shafiq raggranella denaro sufficiente a partire per la Francia. Nooria riceve un’offerta di matrimonio a Mazar, una città che non è ancora sotto il regime talebano, e tutti la seguono, tranne Parvana che resta a Kabul con la signora Weera.

La partenza

Tutto scorre abbastanza tranquillo fino all’autunno successivo quando Parvana fa la conoscenza di Homa, una ragazza fuggita da Mazar a seguito dello sterminio della sua famiglia. Parvana è allo stremo. Vorrebbe partire ma non sa come.

Io vorrei soltanto tornare a essere una bambina normale. Voglio andare a scuola, tornare a casa e mangiare del cibo che qualcun altro ha comprato per me. Rivoglio mio padre. Voglio una vita normale e noiosa.

Qualche giorno dopo ha una bella sorpresa: suo padre è vivo ed è rientrato a casa. Decidono entrambi di partire subito per Mazar, e si congedano da Homa e dalla signora Weera, in procinto di partire per il Pakistan. Il viaggio sarà lungo e pericoloso, ma padre e figlia lo affronteranno senza paura e con la speranza di ricongiungersi al resto della famiglia.

La recensione di “Sotto il burqa”

Sono passati 15 anni dalla pubblicazione in Italia di Sotto il burqa. Cosa è cambiato? Dopo l’attentato terroristico dell’11 settembre 2001 gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan, con l’obiettivo di rovesciare il regime dei talebani e distruggere i campi di addestramento e la rete di Al-Qaida.

Il regime è stato rovesciato; al potere si è insediato Hamid Karzai. Ciononostante, dal paese i contingenti della NATO non se ne sono mai andati, l’instabilità politica non è stata superata, si susseguono attentati terroristici dei talebani ancora radicati nel sud-est del paese, al confine con il Pakistan.

Le condizioni di vita delle donne non sono migliorate. La democrazia e la libertà non hanno trovato il loro spazio.

Sotto il burqa è il primo romanzo del ciclo Trilogia del Burqa. I successivi sono Il viaggio di Parvana e Città di fango.

La scheda editoriale

  • Titolo: Sotto il burqa
  • Autore: Deborah Ellis
  • Casa editrice: Rizzoli
  • Età di lettura: dagli 11 anni
  • Consigli di lettura: per conoscere la storia di un’infanzia negata

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