Proseguono gli incontri del progetto Blog in rete, il percorso strutturato da Giulia Bezzi di LeROSA per fare community e accrescere la Brand Awarness delle partecipanti.

Ogni mese esperti del settore tengono incontri e coinvolgono le blogger nella scrittura di post per i tutor, per il blog de LeROSA e per eventuali progetti di brand. Ognuna di noi è seguita da esperti SEO per il posizionamento nei motori di ricerca e ogni post viene condiviso nei social de LeROSA e delle altre partecipanti.

A febbraio ho conosciuto Assunta Corbo, giornalista freelance e autrice, divulgatrice del Giornalismo Costruttivo in Italia dal 2012.

Blog in rete: quarto incontro

Perché invitare una giornalista a parlare a un pubblico di blogger? Alcuni credono che la professione del giornalista non abbia nulla a che spartire con il mestiere di blogger.

I giornalisti fanno un percorso formativo e lavorativo più strutturato rispetto alla maggioranza dei blogger. I blogger, dal canto loro, sono estremamente specializzati e orientati a coltivare una relazione col proprio pubblico, cosa che non sempre i giornalisti fanno.

Ma a parte questo, i punti di contatto tra le due figure sono davvero molti.

Entrambi fanno qualcosa di utile, perché rispondono ai bisogni informativi dei loro lettori.

Ad entrambi i lettori chiedono di raccontare la realtà in modo onesto piuttosto che obiettivo. I lettori sanno perfettamente che giornalisti e blogger raccontano i fatti da un punto di vista personale ma sono disposti a seguirli a patto che facciano emergere anche punti di vista diversi.

Infine, sia i giornalisti che i blogger hanno un ruolo sociale che consiste nell’assumersi la responsabilità di ciò che scrivono nei confronti dei loro lettori.

Ecco, allora, cosa può insegnare un giornalista a una platea di blogger: a raccontare le notizie in modo costruttivo per trovare una via d’uscita alla sopraffazione dell’orrore raccontata da Sidney Lumet in “Quinto potere” e, alcuni anni dopo, da Woody Allen nella scena iniziale di “Basta che funzioni”.

Come dicono i protagonisti dei due celebri film, nessuno di noi ha bisogno di notizie terribili o catastrofiche.

Quello che ci serve è un giornalismo di qualità, che ci racconti la realtà nel suo complessità: non solo problemi, quindi, ma problemi e possibili soluzioni, che qualcuno ha già trovato e sperimentato in qualche parte del mondo. Un giornalismo che ci dia consapevolezza e che ci sproni a fare qualcosa.

Ecco cosa possono fare giornalisti e blogger per i loro lettori: non negare l’esistenza di problemi, ma partire dai problemi per mostrare esempi costruttivi, possibili soluzioni, buone pratiche.

Questo è il giornalismo costruttivo.

Giornalismo costruttivo

Il giornalismo costruttivo (constructive journalism) è anche detto giornalismo delle soluzioni (solutions journalism) e si distingue nettamente sia dal sensazionalismo che dal giornalismo positivo.

Il giornalismo sensazionalistico seleziona notizie appetibili e le esaspera per attirare l’attenzione dei lettori. La cultura mediatica dei nostri giorni sfrutta la cronaca per far leva sull’emotività. Omicidi, stupri, sbarchi incontrollati di migranti, carestie, cataclismi, epidemie vengono sovraccaricati di drammaticità per suscitare indignazione, rabbia, paura e perfino orrore. I titoli usano parole di impatto, i sottotitoli contengono giudizi tesi a manipolare, le telecamere indagano la vita privata delle persone, portando nelle nostre case il dolore, la disperazione, la miseria, i reportage vivisezionano un pianeta ormai allo stremo. Tutto questo per rendere l’opinione pubblica facilmente manipolabile.

Il giornalismo positivo risponde all’eccesso di negatività dei media e rimbalza solo buone notizie allo scopo di diffondere a cultura del benessere tra i lettori. Nasce dalla volontà di raccontare storie a grande valenza sociale o persone che hanno fatto qualcosa di straordinario per mostrarli come esempio nella speranza che il bene produca altro bene. Un celebre esempio di giornalismo positivo è l’inserto “Buone Notizie” del Corriere della Sera.

Il giornalismo costruttivo, invece, ha l’ambizione di cambiare la cultura mediatica contemporanea per venire incontro a un’esigenza dichiarata ormai da molti lettori: quella di un giornalismo che non dica cosa pensare, ma che insegni a pensare.

Il punto di partenza del giornalismo costruttivo è la psicologia positiva fondata dal prof. Martin Seligman nel 1998 che Cathrine Gyldensted, giornalista e Karen McIntyre, ricercatrice universitaria hanno adattato alla produzione di notizie.

Elaborando lo strumento di valutazione PERMA di Seligman, Gyldensted e McIntyre hanno definito notizie costruttive quelle che non negano il problema ma lo affrontano, ponendo l’accento

  • sulle emozioni costruttive (Positive Emotions)
  • il coinvolgimento dei protagonisti (Engagement)
  • le relazioni che si sono attivate o che possono attivarsi grazie alla storia (Relationship)
  • il significato autentico della storia (Meaning)
  • i risultati raggiunti o sperati (Achievement)

E’ chiaro, allora, che il giornalismo costruttivo non fabbrica né favorisce la circolazione delle fake news, che distruggono la stampa oggi. Non ama le breking news che si basano su fonti incerte e rumors intercettati chissà dove. Non lascia spazio al vittimismo, a conflitti e contrasti, a relazioni distruttive. Al contrario, racconta storie che danno risalto a passioni, accrescono la tolleranza, alimentano la fiducia, stimolano la condivisione, provocano gioia.

Il giornalismo costruttivo racconta i fatti usando ancora le 5 W del giornalismo anglosassone (Who, When, What, Where e Why) e
aggiunge due domande chiave rivolte alla soluzione dei problemi: What Now? e How?

Il giornalismo delle soluzioni parte da un problema e spiega come è stato risolto o quali risultati parziali sono stati raggiunti. L’accento non è posto tanto sull’eroe che ha trovato la soluzione giusta al problema, ma sulla soluzione stessa, sui risultati tangibili raggiunti. Nel caso in cui non si sia ancora giunti alla soluzione del problema, il giornalista costruttivo racconta i tentativi falliti per fornire esempi ed eventuali lezioni.

Il giornalismo costruttivo funziona perché risponde alla richiesta dei lettori di un giornalismo meno arrembante, cinico e rabbioso.

I problemi e le difficoltà raccontate in chiave costruttiva danno al lettore la speranza che una soluzione esiste. La speranza genera fiducia e predispone il lettore a impegnarsi in prima per fare qualcosa.

Chi è Assunta Corbo

Il giornalismo è stato il sogno di Assunta sin da bambina. Da grande, ha collaborato con importanti testate italiane, tra cui Il Sole 24 Ore, Donna Moderna, Millionaire, TTGItalia, occupandosi di attualità, turismo, cultura.

Ora è giornalista freelance. Svolge attività di ghost writing per professionisti e aziende. Partecipa a eventi come speaker, portando la sua esperienza giornalistica e professionale.

Nel 2012 ha fondato il blog ThatsGoodNewsBlog.com e ha iniziato a esplorare il Giornalismo Costruttivo, l’informazione di qualità che guarda alle soluzioni. Insieme a Andrea Paternostro e Vito Verrastro ha fondato il Constructive Network, perché:

La comunicazione costruttiva è diventata una necessità. Occorre elaborare un concetto di giornalismo come educazione dell’adulto e di comunicazione rispettosa dell’essere umano. Una responsabilità a cui siamo chiamati tutti.

E’ autrice di “Dire, Fare…Ringraziare” e del “Diario della Gratitudine”.

Questo articolo fa parte di “Bloginrete” de LeROSA, progetto di SeoSpirito Società Benefit srl, in collaborazione con &Love e Scoprirecosebelle, che ha come obiettivo primario ascoltare le donne, collaborare con tutti coloro che voglio rendere concrete le molteplici iniziative proposte e sorridere dei risultati ottenuti. È un progetto PER le donne, ma non precluso agli uomini, è aperto a chiunque voglia contribuire al benessere femminile e alla valorizzazione del territorio, in cui vivere meglio sotto tutti i punti di vista.