Nell’intenzione degli autori Francesco Nigro e Luca Parisi, Il drago di Bologna è un piccolo giallo zoologico. Protagonista della vicenda è Ulisse Aldrovandi (1522-1605), naturalista, botanico e docente dello Studio di Bologna, che nel corso della sua lunga vita raccolse piante, studiò insetti, pesci e animali di ogni genere e indagò anche i mostri naturali.

Ulisse Aldrovandi è un personaggio eccezionale nella storia del naturalismo. A casa sua, nella ancora esistente via Pepoli, inaugurò il primo museo naturalistico della modernità in cui trovarono posto ben:

  • 18.000 “diversità di cose naturali”
  • 7.000 “piante essiccate in quindeci volumi”
  • 17 volumi contenenti migliaia di splendidi acquerelli raffiguranti animali, piante, minerali e mostri,
  • e 14 armadi, le pinacoteche, contenenti le matrici xilografiche per l’illustrazione dei volumi a stampa.

Nel suo microcosmo di natura ci fu posto perfino per i draghi. Come è possibile?

Ve lo spiega questo libro scritto in modo davvero scorrevole e divertente, che è adattissimo ad avvicinare bambini e ragazzi alla figura dello straordinario proto-scienziato bolognese nell’anno del suo cinquecentesimo compleanno.

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Il riassunto di “Il drago di Bologna” di Francesco Nigro e Luca Parisi

Idi di maggio dell’anno 1572, è appena iniziato il pontificato di Papa Gregorio XIII, che è il bolognese Ugo Boncompagni. A Bologna, in località Malvolta si parò di fronte a un contadino “un drago bipede, sibilando come un serpente”.

Questo è quanto apprendiamo dalla lettura del Serpentum et Draconum Historiae libri duo, il libro che Ulisse Aldrovandi aveva scritto su draghi e serpenti e che poi fu pubblicato dopo la sua morte dal suo discepolo Bartolomeo Ambrosino, non senza qualche “ritocchino”.

Via Malvolta esiste tutt’oggi, ed è inglobata nella città, ma allora, alla metà del Cinquecento, era poco fuori dalla terza cinta muraria della città, in piena campagna, adiacente alle anse del torrente Savena.

L’avventura che Ulisse ci racconta è quella di un contadino che stava andando al mercato a vendere ortaggi sul suo carro trainato dai buoi.

Improvvisamente gli animali si fermarono e non ne vollero sapere di proseguire. A nulla valsero i tentativi di spronarli. Un momento dopo, un sibilo terrorizzante fece sobbalzare il contadino: davanti a lui si ergeva una terribile figura di drago.

Il drago lo stava fissando con occhi torvi, sollevato sulle zampe anteriori, pronto ad avventarsi contro. Spaventato, il contadino alzò il bastone che usava per stimolare i buoi e “percossa la testa della belva, la uccise”.

Il corpo del mostro (inteso come mirabile animale) fu raccolto da un nobile di passaggio e portato a Ulisse, già celebre naturalista, che lo fece ritrarre dal vero, poi lo fece seccare con gran cura ed infine lo espose perché tutti lo vedessero.

Mai visto in Italia né in Europa, lo chiamò “Drago di Bologna” e lo descrisse nei minimi particolari: mirabile drago dai grandi occhi, iride dorato e pupille rotonde, privo di ali, lungo poco più di un metro con un corpo verdastro, simile a quello di una comune vipera, protetto da squame carenate e… due zampe nella parte mediana del corpo. Dietro alla testa si poteva riconoscere un collare biancastro, come quello della biscia dal collare (Natrix natrix).

La descrizione di Ulisse contiene tante contraddizioni, è vero. Il drago bolognese poteva essere una sventurata biscia dal collare dal ventre rigonfio per aver ingoiato un animale di dimensioni ragguardevoli. Oppure il risultato di un lavoro di giustapposizione di parti di più animali, per creare un mostro in grado di stupire gli osservatori.

Ma siamo nell’anno del soglio pontificio di Gregorio XII, un bolognese, che guarda caso nel suo blasone aveva l’immagine di un drago. E allora il mistero si infittisce…

La recensione di “Il drago di Bologna” di Francesco Nigro e Luca Parisi

Il drago di Bologna di Francesco Nigro e Luca Parisi è la lettura che consiglio a chi non sa chi fu Ulisse Aldrovandi e vuole scoprire qualcosa sui suoi studi e i suoi scritti.

Aldrovandi è un protagonista della storia della scienza e merita di essere conosciuto fuori dai confini di Bologna. Naturalista, botanico ed entomologo, si impose come una delle maggiori figure della scienza, e fu riconosciuto come una guida e un punto di riferimento per i naturalisti italiani coevi e successivi. Nel 1603 inventò il termine geologia.

Il libro ci racconta un aneddoto piuttosto famoso all’epoca, che ci serve per capire come i proto-scienziali del Cinquecento siano stati un ponte tra due concezioni della natura diversissime.

Da un lato Ulisse fu il primo a sostenere che la natura dovesse essere studiata dal vero, e non leggendo solamente gli scritti degli Antichi. Fu anche il primo a descrivere gli oggetti naturali e a classificarli secondo un ordine razionale, che prendeva le mosse dall’osservazione diretta.

D’altra parte, era uomo del suo tempo e la sua concezione degli oggetti naturali risentiva di ciò che era scritto nei lapidari e nei bestiari medievali, dove accanto agli animali erano descritti draghi, arpie, unicorni e altri animali fantastici.

Dopo aver letto il libro, potete avvicinarvi alla figura di questo straordinario naturalista andando a visitare quello che resta del suo Teatro di Natura. Infatti le mirabilia che ci ha lasciato sono conservate a Bologna, nei Musei Universitari di Palazzo Poggi.

La scheda editoriale

  • Titolo: Il drago di Bologna
  • Autore: Francesco Nigro
  • Illustratore: Luca Parisi
  • Casa editrice: Minerva
  • Età di lettura: dagli 8 anni

Se vi ho convinto a leggere Il drago di Bologna potete cercarlo in biblioteca e prenderlo in prestito gratuitamente. In alternativa, potete acquistarlo in libreria, sul sito dell’editore oppure farvelo arrivare direttamente a casa vostra da Amazon https://amzn.to/3S7PXrg.