La scorsa settimana ho letto L’albero delle bugie di Frances Hardinge edito da Mondadori nel 2016. Non avevo ancora letto nulla di questa autrice e il merito di avermela fatta scoprire va al webinar sulle voci femminili nel panorama editoriale contemporaneo organizzato dall’Associazione Culturale Hamelin di Bologna.
Autrice anche di La luce degli abissi, La voce delle ombre e Una ragazza senza ricordi la Hardinge ha vinto diversi premi letterari, fra cui il Costa Book Award 2015 per L’albero delle bugie che le è valso anche una candidatura alla Carnegie Medal nel 2016. La relatrice del seminario l’ha definita “la contemporanea che recupera la tradizione di Penelope Lively”. Ma la cosa che più mi ha colpito e che mi ha spinto a leggere il libro di cui vi parlo oggi è l’uso che fa della metafora e il suo stile così ricco di immagini che richiamano altre immagini.
Ecco perché tra tutti i suoi libri sono partita proprio da questo.
Il riassunto di “L’albero delle bugie”
Inghilterra, 1865 circa. Faith Sunderly ha quattordici anni, lineamenti legnosi e una lunga treccia. E’ la figlia primogenita del reverendo Erasmus Sunderly, esperto paleontologo, famoso per il ritrovamento del fossile di Nefilim a New Falton.
Intelligente, intuitiva e curiosa, Faith ha ereditato dal padre la passione per le scienze naturali e l’interesse nei confronti del dibattito attorno alle teorie di Darwin.
Peccato che queste doti non siano richieste alle brave signorine dell’età vittoriana, che devono invece farsi notare per la sottomissione, la modestia e le buone maniere.
C’era una vera e propria fame in lei, e alle ragazze non si confaceva essere fameliche. Le ragazze dovevano sbocconcellare con parsimonia a tavola, e le loro menti dovevano accontentarsi di una dieta morigerata. Poche lezione stantie da parte di un’istitutrice stanca, passeggiate monotone, passatempi vacui. Ma tutto questo a lei non bastava. Tutta la conoscenza – ogni genere di conoscenza – attirava Faith, e c’era un piacere delizioso, pernicioso, nel carpirla senza essere scoperta.
Della famiglia fanno parte anche la smorfiosissima Myrtle, la madre di Faith, sempre bella e impeccabile come vuole la società, e il piccolo e solitario Howard, a cui la sorella spesso fa da bambinaia e istitutrice.
Cresciuta nella rigida educazione impartita dalla madre e tenuta d’occhio dal severo e vigile padre, Faith è sempre stata costretta a mortificare la sua passione per le scienze e a nascondere le proprie capacità sotto strati di crinoline, inchini e frivolezze, prestando attenzione a non apparire mai eccessivamente brillante o colta, anzi, mantenendo in ogni situazione un atteggiamento docile, obbediente e rispettoso.
Improvvisamente, la famiglia Sunderly lascia la parrocchia e la canonica del Kent per traslocare a Bull Cove, una tenuta della sperduta isoletta di Vane, dove – pare – il reverendo è stato invitato per supervisionare dei lavori di scavo. Insieme ai Sunderly viaggiano il fratello di Myrtle, lo zio Miles, e un carico di casse chiuse con solidi lucchetti, che contengono le carte e i libri del reverendo.
La grotta oggetto degli scavi si trova nel terreno del magistrato Anthony Lambent e di sua moglie Agatha, una donna inferma e flemmatica. Partecipano ai lavori il dottor Noah Jacklers e Tiberius Clay il curato di Vane, entrambi appassionati di scienze naturali.
All’inizio sembra andare tutto per il meglio, finché sull’isola non giunge una notizia da Londra: il Nefilim ritrovato dal reverendo Sunderly è in realtà un falso costruito a tavolino.
Le certezze di Faith cominciano a vacillare: sembra che suo padre non sia l’uomo retto ed integerrimo e lo studioso accurato che lei ha sempre creduto. Più passano i giorni, più diventa evidente che Erasmus ha tenuto nascosto qualcosa all’intera famiglia e che questo qualcosa è increscioso e riprovevole.
Ben presto la famiglia si ritrova isolata e irrisa da tutta la popolazione locale.
Un giorno il reverendo riceve una lettera che lo sconvolge e decide di nascondere in una grotta dell’isola uno dei suoi preziosi esemplari di piante, ricorrendo all’aiuto e alla complicità della figlia. Quella notte stessa, Erasmus viene trovato morto, impigliato ad un albero su una scogliera.
Dopo la morte del padre la vita di Faith cambia radicalmente.
Faith non crede all’ipotesi del suicidio ed è convinta che il movente dell’uccisione del padre stia nella pianta che hanno nascosto insieme. Frugando tra gli oggetti e i documenti racchiusi nei bauli del padre, scopre che la pianta misteriosa è un albero che si nutre di bugie per dar vita a frutti magici capaci di rivelare segreti a chi se ne nutre.
La ragazza, quindi, inizia a cercare prove a sostegno dell’ipotesi dell’omicidio, anche perché nel frattempo il magistrato Lambent ha aperto un’inchiesta per decidere se il padre potrà o meno essere sepolto in territorio consacrato. Tra coloro che si oppongono alla tesi dell’assassinio non ci sono solo i concittadini di Vane (convinti che il fantasma del suicida sia ancora tra loro) ma anche Myrtle, che sembra fare di tutto per accreditare l’ipotesi della disgrazia.
Guidata dall’intuito e dalla sua capacità di analisi, la ragazza capisce presto come stanno le cose, e che lei e il padre non erano gli unici a sapere dell’esistenza dell’albero delle bugie…
L’albero delle bugie: finale
Dopo la morte del padre, troppe persone che prima li snobbavano iniziano a frequentare assiduamente la casa dei Sunderly: il dottor Jacklers, il curato Clay, il magistrato Lambent… Perfino lo zio Miles pare eccessivamente interessato a leggere le carte del padre per amministrarne l’eredità in vece della sorella Myrtle.
Nei primi tempi Faith crede che Jacklers e Clay si contendano la mano della madre e lo zio Miles l’eredità paterna. Poi, grazie al potere oscuro dei frutti dell’albero delle bugie, ha una visione in cui scopre la verità.
Anni prima, durante un viaggio nel sud della Cina, il reverendo Sunderly era venuto a sapere dell’esistenza dell’albero delle bugie da Hector Winterbourne, un naturalista imprigionato nelle carceri locali con l’accusa di omicidio. Mentre il padre era partito alla ricerca dell’albero, Winterbourne era morto di malaria in prigione.
La vedova – Agatha – per tutti gli anni a venire aveva covato risentimento e rabbia nei suoi confronti, perché lo considerava responsabile della sua morte, e aveva atteso il momento più opportuno per vendicarsi. Diventata la signora Lambent in seconde nozze, aveva convinto il marito a invitare il reverendo sull’isola e aveva messo in atto la sua vendetta. Con l’aiuto del capocantiere Ben Crock aveva ucciso il reverendo e aveva inscenato il suicidio.
Non aveva fatto però i conti con la caparbietà e il coraggio di Faith nella ricerca della verità. E del suo posto nel mondo.
La recensione di “L’albero delle bugie”
L’albero delle bugie è un accurato affresco della società vittoriana e il ritratto di una straordinaria protagonista che non può non riportare alla mente Calpurnia Tate, protagonista di “L’evoluzione di Calpurnia”, cui vi ho già parlato.
Come Calpurnia, anche Faith ha una spiccata inclinazione per le scienze naturali e il desiderio di condividere con qualcuno di esperto (nel suo caso, il padre) la passione per i fossili e la geologia. A differenza di Calpurnia, però, ha imparato a nascondere la curiosità, l’intelligenza e le sue conoscenze sotto la maschera della brava ragazza dalle buone maniere, modesta, accondiscendente. Faith non ha la fortuna di avere un nonno di larghe vedute come Calpurnia, ma è la figlia di un reverendo e vive in un contesto famigliare fortemente condizionato dai valori (o dis-valori?) della società vittoriana.
Eppure anche Faith si conquisterà il diritto di essere chi si sente di essere.
L’albero delle bugie è un libro che si presta a molti livelli di lettura.
E’ certamente un romanzo di formazione.
Faith è un personaggio a tutto tondo, dalle mille sfaccettature: ha tante qualità positive, sia innate che coltivate, ma anche tratti cupi (la rabbia, il desiderio di rivalsa, le frustrazioni, una sottile invidia nei confronti del genere maschile) che emergono durante la lettura. La sua evoluzione da ragazzina perbene sottomessa a donna in grado di autodeterminarsi è trattata con attenzione da parte della Hardinge.
Da metà libro in poi il romanzo si tinge di giallo con tinte dark: Faith si trova a dover districare una matassa di misteri e segreti inconfessabili che forse sta a monte della morte del padre. Ad ogni pagina il mistero diventa sempre più intricato e la lettura sempre più irresistibile.
Per gli amanti del genere, anche la magia e il soprannaturale giocano un ruolo importante nello sviluppo della vicenda. Che cos’è, in fin dei conti, l’albero delle bugie? Un sorprendente effetto dell’evoluzione naturale oppure l’ultimo esemplare dell’albero del Bene e del Male citato nella Bibbia?
La scheda editoriale
- Titolo: L’albero delle bugie
- Titolo originale: The Lie Tree
- Autrice: Frances Hardinge
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2016
- Età di lettura: dai 13 anni
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