Non ho nome, né famiglia, né terre, né proprietà. Per loro non sono nessuno. Ma gli mostrerò chi sono. Il tempo di una vita. Ogni mia azione sarà come una pietra posata per costruire l’edificio finale. Perché quello che non sanno è che ho un vulcano nell’anima.

La saga di Grimr è il graphic novel di Jérémie Moreau che ha vinto il Fauve D’Or nel 2018 al Festival International de la Bande Dessinée d’Angoulême ed è stato portato in Italia da Tunué nella traduzione di Stefano Andrea Cresti.

La trama è stata costruita come fosse una saga epica, l’atmosfera è cupa e intensa, i temi affrontati sono importanti, tra i quali il principale è la riflessione sul senso del nostro stare al mondo, ovvero su quello che lasciamo dietro di noi quando moriamo.

Le parole di Grimr, il protagonista, non possono non ricordarci quelle di Orazio, poeta latino del I secolo a.C., che riferendosi alla sua opera scrisse: Ho eretto un monumento più duraturo del bronzo e più alto delle piramidi degne dei re, tale che né la pioggia corrosiva né l’Austro sfrenato potranno distruggerlo, né l’innumerabile serie degli anni e la fuga delle stagioni. Non morirò del tutto

Come Orazio, Grimr dichiara di voler costruire il suo personale monumento alla memoria, posando pietra su pietra, perché tutti conoscano e ricordino le sue gesta.

Grimr, però, è un eroe atipico e il suo viaggio verso l’immortalità non sarà affatto semplice.

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Il riassunto di “La saga di Grimr”

Islanda 1783. Il fiero popolo islandese è asservito al dominio danese, che sfrutta e depreda le risorse a favore della madrepatria. Assoggettati e miseri, gli islandesi vivono costantemente sotto la minaccia dei numerosi vulcani che sorgono sull’isola, provocando terremoti distruttivi e riversando sui terreni colate di magma incendiario.

Nel corso di un’eruzione devastante, Grimr Enginsson perde i genitori e il fratello minore e rimane solo al mondo. Insieme agli affetti, Grimr perde anche il patronimico Enginsson e, quindi, il diritto alla riconoscibilità sociale e al possesso delle terre.

Ma Grimr è un bambino eccezionale nel corpo e nello spirito: ha una forza sovrumana, è caparbio e tenace, e sopravvive alla fame e alla solitudine. E’ capace di nobili sentimenti, ma è taciturno, selvaggio, impetuoso, collerico e non sa gestire la rabbia che si porta dentro.

Gli abitanti del villaggio lo considerano un mostro nel senso originario del termine – una creatura straordinaria, di cui meravigliarsi e che incute paura – lo respingono e lo relegano ai margini della società civile. Oltretutto non perdono occasione di spogliarlo del poco che ha.

Scampato alla schiavitù, Grimr incontra un mentore Vigmar il Ladro – che gli trasmette l’insegnamento più importante della sua giovane vita: Muoiono i beni, muoiono i genitori. E tu stesso morirai alla stessa maniera; ma c’è una cosa che non morirà mai: il giudizio portato su ciascuna morte.

La reputazione, la fama, il riconoscimento sociale diventano per Grimr l’obiettivo principale; le gesta che compie nelle località in cui viaggia il modo di sfuggire all’oblio cui l’hanno condannato le sue umili origini e la società in cui vive.

Nel corso del suo viaggio di “costruzione di sé” – che ripercorre le tappe classiche del viaggio dell’eroe di Cristopher Vogler – Grimr incontra vari personaggi che di volta in volta lo aiutano o ne mettono alla prova capacità e limiti.

In essi il lettore può riconoscere varie figure archetipiche: Einnar figlio di Thorir gamba-di-legno, il cantastorie errante che narra le gesta di Grimr, Iunn la gentile donzella che gli fa conoscere l’amore, l’emissario del re di Danimarca Hans Markusson, il malvagio antagonista, il cane Snorri l’amico fedele.

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La recensione di “La saga di Grimr”

Il viaggio di Grimr è un viaggio dentro e fuori di sé, in cui il paesaggio riveste un ruolo primario.

Terre desolate e monti innevati da attraversare, onde altissime che si infrangono su rocce taglienti, vulcani in continua attività, terremoti, esplosioni, colate di lava… Se per tutti gli islandesi la natura è dura, ostile e matrigna, per Grimr è spesso il più acerrimo nemico.

Eppure, in un modo poetico e misterioso, la natura si accorda alle emozioni di Grimr. L’aspetto dei paesaggi islandesi muta e sottolinea i sentimenti Grimr meglio di quanto potrebbero farlo le trascrizioni di dialoghi interiori o descrizioni. Un Grimr sconsolato, cupo, infreddolito e solo attraversa immense brughiere silenziose e innevate. Vive un breve momento di felicità in piena primavera, quando l’erba cresce rigogliosa e i fiori fioriscono. Grimr arrabbiato ha la potenza esplosiva e i colori dei vulcani in fase esplosiva.

E così via fino al tragico epilogo della saga, quando proprio l’indomita natura dell’Islanda offre a Grimr l’opportunità di dimostrare il suo valore.

La scheda editoriale

  • Titolo: “La saga di Grimr”
  • Autore: Jérémie Moreau
  • Casa editrice: Tunué
  • Età di lettura: young adults
  • Consiglio di lettura: Per chi ama l’Islanda e le saghe epiche. 

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