Nera, la vita dimenticata di Claudette Colvin è il graphic novel sulla vita dell’attivista Claudette Colvin con cui Emilie Plateau ha vinto il Premio Andersen 2020 per la categoria libro a fumetti: “Per la forza di una narrazione necessaria e urgente, volta a inquadrare vicende storiche sottolineandone però con uguale intensità l’attualità intorno al tema dei diritti civili; per la capacità di rendere accessibile a tutte e a tutti, anche in età evolutiva, una storia poco nota, pure attraverso l’adattamento in letteratura illustrata.”
La storia che racconta, a grandi linee, è questa.
Claudette ha 15 anni e vive nell’Alabama degli anni Cinquanta. Nel 1955 a Montgomery, la capitale dell’Alabama, i mezzi pubblici erano divisi in tre sezioni: i 10 posti davanti erano riservati ai bianchi, gli ultimi 10 posti agli afroamericani e i 16 posti nel mezzo potevano essere usati da entrambi ma un afroamericano aveva l’obbligo di fare sedere un bianco se non c’erano più posti liberi.
Il 2 marzo 1955 Claudette si rifiutò di cedere il posto a una signora bianca. Il suo fu un gesto di protesta che la condusse all’arresto, a essere processata e a una serie di umiliazioni e privazioni. Mesi più tardi, il 1 dicembre del 1955, anche Rosa Parks si rifiutò di cedere il posto a un bianco e divenne famosa per aver dato avvio al boicottaggio dei bus a Montgomery.
Ma perché la storia di Claudette è stata dimenticata mentre quella di Rosa Parks è diventata così celebre?
L’autrice, che è anche illustratrice, ricostruisce i fatti e ci fa riscoprire Claudette Colvin trasformando la biografia scritta da Tania de Montagne in un graphic novel alla portata di tutte e tutti.
Il riassunto di “Nera. La vita dimenticata di Claudette Colvin”
Montgomery, Stato dell’Alabama, Stati Uniti d’America,1955.
La legge “Jim Crow” ha istituito la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici per i neri americani e per gli appartenenti a gruppi razziali diversi dai bianchi, secondo il principio di “separati ma uguali”. La segregazione si applica nelle scuole pubbliche, sui mezzi di trasporto e nei luoghi pubblici come negozi e ristoranti, arrivando alla differenziazione dei bagni. Di fatto, la legge Jim Crow ha ridotto la libertà e i diritti dei cittadini afroamericani e delle minoranze etniche.
In questo clima, il 2 marzo 1955 Claudette Colvin, una ragazza di colore di 15 anni, si rifiuta di cedere il posto che occupa in autobus a una donna bianca, che lo reclamava come suo diritto costituzionale. Il conducente dell’autobus chiama la polizia, che ha una reazione violentissima. Claudette viene ammanettata, arrestata e trascinata fuori dall’autobus. Eppure è lei a essere sottoposta a processo per disturbo della quiete pubblica, violazione della legge di segregazione e aggressione.
Claudette viene condannata dal tribunale minorile per tutte e tre i capi di accusa. Quando il caso di Colvin fu presentato in appello, le accuse di disturbo della quiete e di violazione delle leggi sulla segregazione furono abbandonate, ma la condanna per aver aggredito un agente di polizia venne confermata. Successivamente venne emessa una condanna (in primo e secondo grado di giudizio) per violazione della “Legge di razza”.
9 mesi dopo anche Rosa Parks si rifiuta di cedere il posto su un autobus a un bianco. Inizia il boicottaggio dei mezzi pubblici da parte della comunità afroamericana e germina il movimento organizzato che vedrà Martin Luther King tra i massimi esponenti.
Cosa è successo nel frattempo? Nel frattempo, la giovane, irrequieta, fragile Claudette si è messa nei guai: poco dopo l’episodio dell’autobus, è rimasta incinta, probabilmente di un uomo sposato.
Arrabbiata, avventata, ribelle Claudette è diventata imbarazzante per la sua stessa comunità e viene messa in disparte, nascosta come la polvere sotto il tappeto, a favore della Parks che, in confronto, ha un profilo più presentabile: è una donna matura, misurata e lavoratrice.
Il 29 marzo 1956 Claudette dà alla luce suo figlio, Raymond. E’ così chiaro, come suo padre, che le persone credono che sia figlio di un bianco. Claudette è costretta a lasciare Montgomery e a trasferirsi a New York, perché non riesce a trovare un lavoro a seguito della notorietà del caso della corte federale.
Ma anche il fatto di essere stata ritenuta “un problema” da molti della sua comunità certamente ha avuto un peso…
La recensione di “Nera. La vita dimenticata di Claudette Colvin”
Nera è un graphic novel per tutti, che ci permette di riscoprire una pagina di storia contemporanea dai risvolti ancora attualissimi.
Ci porta all’innesco di quel movimento che nel 1956 conquistò la fine delle discriminazione sugli autobus dell’Alabama e poi, dopo un altro decennio di lotte, conseguì l’abolizione definitiva della segregazione in tutti gli Stati Uniti con il Civil Rights Act del 1964.
Émilie Plateau si rifà alla biografia realizzata da Tania De Montaigne (Noire, la vie méconnue de Claudette Colvin, uscita in Francia nel 2015 e insignita lo stesso anno del Premio Simone Veil) e la traspone in un fumetto semplice e veloce, facilmente comprensibile da tutti.
Nasce così una storia che è un viaggio nella memoria ma anche il tentativo di restituire a Claudette il posto che si merita nella Storia.
I disegni sono puliti, semplici. I personaggi sono sempre frontali, e sembrano parlare direttamente al lettore. La palette di colori ricorda le cartoline e le foto del passato e ci riporta all’America del Sud degli anni ’50.
La scheda editoriale
- Titolo: Nera. La vita dimenticata di Claudette Colvin
- Autrice: Emilie Plateau
- Illustratrice: Emilie Plateau
- Casa editrice: Einaudi Ragazzi
- Età di lettura: 12+
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Questa foto ritrae Claudette.
