Il genere horror è quello che preferisco, chi mi segue ormai lo sa. Ciò non significa, però, che io legga tutto indistintamente. E così, quando in libreria mi è capitato in mano Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe confesso di aver avuto dei dubbi. Il colore giallo Van Gogh della copertina fa tanto “estate”, ma tanto poco “vampiro“. Per non dire dei cupcake al cioccolato col frosting di crema burro.

D’altro canto, resistere al richiamo di una storia di vampiri ambientata nella Carolina del Sud degli anni ’90 è per me difficilissimo. Ma quello che proprio mi ha fatto capitolare è il paragrafo della prefazione dell’autore che dice così:

I vampiri sono i primi serial killer, privi di tutto ciò che ci rende umani: non hanno amici né famiglia, radici o figli. L’unica cosa che hanno è la fame. Mangiano e mangiano, ma non sono mai sazi. Con questo libro ho voluto mettere a confronto un uomo emancipato da ogni responsabilità, tranne i propri appetiti, e le donne le cui vite sono plasmate da una serie infinita di responsabilità. Ho voluto contrapporre Dracula a mia madre. Come avrete modo di vedere, non è una lotta ad armi pari.

E quindi è finita come doveva finire. Ho portato a casa il romanzo e ho iniziato a leggerlo. L’ho “divorato” in un weekend, passatemi la battuta.

La morale? In biblioteca o in libreria, quando avete per le mani un libro, non fermatevi alla prima impressione, ma chiedete al bibliotecario, al librario, date una sbirciatina al contenuto. I libri spesso sorprendono.

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Il riassunto di “Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe”

Siamo nel 1988, a Mt. Pleasant, una cittadina nella Carolina del Sud. Patricia Campbell è una trentottenne sposata a uno psichiatra in carriera, ha due figli nel fior fiore dell’adolescenza (che è un Vietnam per ogni genitore), una suocera malata di demenza senile, un cane.

Il quartiere dove vivono i Campbell è popolato da professionisti o imprenditori, casalinghe amorevoli e attente e figli che studiano per seguire le orme dei genitori. Tutte le famiglie si assomigliano nel loro tran-tran fatto di colazioni attorno al tavolo della cucina, “ti amo” e “ti amo anche io”, scuola, lavoro, sport e cene in cui si parla di tutto, ma superficialmente: matrimoni, maternità e pettegolezzi.

Patricia vive in un perenne stato di ansia e inadeguatezza. L’unico spazio libero dalle responsabilità che si ritaglia è il gruppo di lettura in cui lei e le amiche Slick, Grace, Kitty e Maryellen danno libero sfogo alla passione comune per il true crime, gli aperitivi e i salatini.

Di nascosto dai loro distratti mariti, negli incontri mensili parlano di John Wayne Gacy, di Ted Bundy, della famiglia Manson, dei serial killer americani. Storie che riescono a strapparle alla loro tranquilla e prevedibile vita di provincia. 

D’altro canto, come non capirle? E’ possibile passare tutta una vita a dare l’aspirapolvere, lucidare l’argenteria, lavare le porcellane e cambiare il pannolone alla nonna? Certo che no! Patricia:

A volte, bramava un po’ di pericolo. Ed era per questo che aveva un club del libro.

Il pericolo così incautamente desiderato non tarda a farsi reale. Una sera Patricia subisce un’aggressione nel giardino di casa. Uscita per gettare l’immondizia, viene azzannata dalla anziana vicina di casa che da tempo aveva dato segni di squilibrio mentale. In ospedale, la vecchia non sopravvive alla nottata e a Patricia viene ricucito un orecchio.

Dopo essersi ristabilita, Patricia va a fare visita al nipote della vicina, il carismatico e misterioso James Harris, che da qualche tempo si era trasferito a casa dell’anziana per assisterla.

James è un uomo sensibile, colto, affascinante, così diverso da suo marito e dai mariti delle sue amiche. Eppure c’è qualcosa di strano in lui: non ha documenti di identità, non ha un conto in banca, esce soltanto dopo il tramonto e del suo passato nessuno sa nulla. Dopo la morte dell’anziana parente, James vive una vita ancora più isolata e ritirata. Nessuno vede più nemmeno Francine, la domestica che riordinava casa.

A ingarbugliare le idee, ci si mette pure la suocera di Patricia, che sostiene di aver conosciuto Jim da ragazza e di conservare da qualche parte una fotografia che lo ritrae insieme a suo padre. Il giudizio che l’anziana dà sull’uomo non è per nulla lusinghiero: manipolatore, ladro, assassino. Un’invasione di topi in casa non lascia tempo all’anziana signora di dimostrare di ciò che afferma.

Il sopraggiungere di James coincide con alcune misteriose sparizioni che riguardano la comunità afroamericana che vive nel sobborgo di Mt. Pleasant. Vittime sono dei bambini che sembrano soffrire di malattie autoimmuni e di una forma di depressione che in ben tre casi li conduce alla morte.

Sconvolta dalla indicibile morte della suocera e ossessionata dal discorso sulla foto, Patricia segue Jim e lo scopre intento a fare qualcosa di orribile a una ragazzina. E’ buio, però, e Patricia non riesce a vedere se l’uomo la stia drogando, seviziando, o se consumi con lei un rapporto sessuale. In Patricia fa strada la certezza che James sia UN MOSTRO. Anche le amiche concordano ma, al di fuori del club di lettura, nessuno ci crede, a partire dai loro mariti.

Sono le cinque casalinghe di Mt. Pleasant ad aver letto troppi libri di true crime o quello che si aggira nelle loro case è un mostro vero?

La polizia locale derubrica le morti dei giovani afroamericani come suicidi, e Patricia finisce per essere additata come una folle visionaria dai nervi fragili. Tanto che nemmeno il marito le crede né la difende dal vociferare sulla sua stabilità mentale.

Ma perché nessuno le crede? Qual è il vero motivo?

Il fatto è che il bianco, colto, ricco Jim Harris poco a poco è diventato un membro illustre della comunità e si è costruito una credibilità e una reputazione ben più solida di quella di cui godono Patricia e le casalinghe di Mt. Pleasant. Inoltre, è il maggiore finanziatore di un progetto edilizio volto a piallare il sobborgo di Six Mile per rimpiazzarlo con ville di lusso per bianchi abbienti.

La prima parte del libro si conclude col tentativo di suicidio da parte di Patricia. La storia riprende tre anni dopo.

Harris si è radicato nella comunità ed è ospite a cena di molte famiglie influenti dell’Old Village. I sobborghi dove viveva la comunità afroamericana si sono spopolati a causa delle sparizioni dei bambini e della progressiva lottizzazione delle terre per costruire il residence di lusso.

Il club di lettura continua a riunirsi, ma le letture sono vagliate dai mariti. Basta crime story, largo a romanzi rosa e saggi.

Patricia non si è arresa e ha visto la foto di cui parlava sua suocera. E’ vero: l’uomo ritratto in fotografia è Jim Harris. In 70 anni non è invecchiato. Che razza di creatura non invecchia, non sopporta la luce del sole, si nutre di sangue? Un vampiro, è ovvio. Così Patricia riprende le indagini laddove le aveva lasciate.

Siamo solo galline in un pollaio, tutte pronte a fare l’uovo quando viene chiesto? Oppure siamo in grado di contrapporci, persino a un vampiro, se restiamo unite?

Patricia e Kitty scoprono così il corpo di Francine nel sottotetto della casa di Jim, ed escogitano un piano che coinvolge la polizia locale. Non vogliono certo ucciderlo, ma tenerlo lontano dalle loro famiglie, dai figli che in realtà lo adorano, dalla comunità.

Jim però scopre il piano e prima tenta di persuadere Patricia, poi passa alle maniere forti.

Così cinque donne molto diverse tra loro caratterialmente, unite dal fatto di essere madri, affrontano un Nemico pericoloso. Ognuna di loro pagherà un prezzo altissimo, ma tutte dimostreranno che niente e nessuno è più pericoloso di una madre che vede minacciati i suoi cuccioli.

La recensione di “Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe”

Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe di Grady Hendrix è un romanzo perfetto per gli amanti del thriller e dell’horror, con il quale entrerete subito in sintonia.

A me è piaciuto per vari motivi. Il principale è che il romanzo si presta a più livelli di lettura. Possiamo leggerlo come un thriller carico di suspense, come un horror che modernizza la figura del vampiro (proprio come Lasciami entrare di cui vi ho già parlato) oppure possiamo soffermarci su diversi temi che l’autore affronta, come il razzismo, il classismo, il sessismo e il patriarcato nel sud degli Stati Uniti tra la fine degli anni 80 e i primi anni ’90.

Lo spaccato sociologico è uno dei temi forti. Già dalle prime pagine è chiaro come la condizione in cui si trovano le protagoniste sia ferma agli anni Cinquanta. Tutti danno per scontato che Patricia e le sue amiche desiderino essere mogli, madri e casalinghe e non aspirino a nulla di diverso rispetto a una famiglia perfetta che vive in una casa linda e profumata in un quartiere perbene. A nessuno passa per la mente che una quotidianità fatta di pulizie, cucina, cura di bambini e anziani possa essere asfissiante o quanto meno limitante. Al contrario, i mariti guardano con sospetto l’insofferenza verso il ruolo e le regole delle consorti e, a volte, la reprimono con parole sprezzanti e maniere forti.

Sotto la finta facciata di case graziose, vialetti illuminati, giardini curati, donne sorridenti e modeste, uomini dediti al lavoro e alla famiglia e figli perfetti, Mt. Pleasant è un villaggio abitato da individui superficiali, privi di valori, indifferenti che basano la loro supremazia su privilegi iniqui. Paradossalmente, è l’incontro col MOSTRO che rende chiaro quanto l’Old Village sia un ambiente tossico:

«D’altro canto, mi sono  trasferito qui perché siete tutti così stupidi» continuò lui. «Vi fidate di qualcuno purché sia bianco e abbia i soldi.»

Come dice Jim, gli abitanti di Mt. Pleasant tengono in considerazione solo chi è uomo, bianco e ricco. Queste tre condizioni sono tutto ciò che serve per guadagnarsi stima e rispettabilità. Coloro che non rientrano nei canoni (e cioè le donne, gli afroamericani, i poveri) sono marginalizzati e umiliati.

Le donne vengono sottomesse e asservite, zittite, umiliate da coloro che avevano promesso di amarle e onorarle. Nessuno indaga sulla sparizione della povera Francine, invisibile donna di servizio. Nessuno si cura dei bambini di colore che vengono aggrediti e uccisi nei sobborghi popolari.

E così è l’incontro / scontro col mostro che squarcia il velo di ipocrisia e permette alle nostre casalinghe di trasformarsi in eroine, loro malgrado, passando per tre fasi evolutive.

La prima è la presa di coscienza del proprio valore, anche se scrollarsi di dosso giudizi limitanti sedimentati da anni non è affatto facile.

La seconda è la solidarietà tra donne, anche in questo caso non scontata.

La terza è la volontà di usare i propri punti di forza, i talenti, le capacità per salvare chi è più debole o svantaggiato.

A dispetto della mole, è un romanzo che ho finito rapidamente. La scrittura è scorrevole, cinematografica e Hendrix maneggia la componente horror con grande competenza. Magistrale la sequenza dei ratti…

La scheda editoriale

  • Titolo: Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe
  • Autore: Grady Hendrix
  • Casa editrice: Mondadori editore
  • Collana editoriale: Strade blu
  • Età di lettura: young adults
  • Consigli di lettura: Consigliato agli amanti dei vampiri veri, come antidoto a Twilight.

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