L’assassinio di Roger Ackroyd (The Murder of Roger Ackroyd), è un romanzo poliziesco di Agatha Christie, pubblicato per la prima volta nel 1926 nel Regno Unito da William Collins, Sons e negli USA da Dodd, Mead and Company.

Il 1926 fu davvero un anno memorabile, nel bene e nel male, per la nostra Agatha. Nell’arco di pochi mesi perse sua madre e scoprì l’infedeltà del marito, cosa per cui chiese il divorzio. La sera del 3 dicembre, poi, scomparve misteriosamente, lasciando una lettera alla segretaria in cui annunciava la partenza per lo Yorkshire. La sua auto, una Morris Cowley, venne trovata a Newlands Corner, nei pressi di una cava di gesso, con una patente di guida scaduta e dei vestiti. Di lei nessuna traccia.

In quell’anno Agatha era già famosissima e la sua scomparsa creò grande turbamento nell’opinione pubblica, tanto che la notizia finì sulla prima pagina del New York Times.

Sotto pressione dell’allora segretario agli interni, William Joynson-Hicks, più di 15.000 tra agenti di polizia e volontari, supportati da diversi aerei, furono inviati a perlustrare il territorio di Newlands Corner. Arthur Conan Doyle regalò a una medium uno dei guanti della Christie per tentare di trovarla.

Nonostante il dispiegamento di uomini e mezzi di Agatha non si seppe nulla per 10 giorni.

Il 14 dicembre venne infine rintracciata allo Swan Hydropathic Hotel di Harrogate, nello Yorkshire, registrata come “signora Tressa Neele”, il cognome dell’amante del marito.

Perché vi ho raccontato tutto ciò? Perché “L’assassinio di Roger Ackroyd” è un giallo anomalo, e non poteva essere diversamente visto l’anno in cui è stato scritto e dato alle stampe.

Il perché ve lo racconto qui sotto… 

Il riassunto di “L’assassinio di Roger Ackroyd” di Agatha Christie

Nel villaggio di King’s Abbot, sud dell’Inghilterra, non accade mai nulla. Tutti si conoscono, tutti sanno tutto di tutti. Il tempo trascorre placido, tra tazze di tè e pettegolezzi.

James Sheppard, medico del villaggio, e sua sorella Caroline hanno un nuovo vicino: si tratta di Hercule Poirot, famoso detective belga, che si è ritirato dalla professione per dedicarsi ai suoi hobby, tra cui la coltivazione delle zucche.

In un borgo che è come una famiglia e in cui a memoria di vivente non si ricordano fatti eclatanti, nell’arco di un weekend, muoiono la signora Ferrars, una ricca vedova che si vocifera abbia ucciso il marito, e il più ricco e illustre cittadino, Roger Ackroyd, assassinato nello studio della sua villa con un pugnale tunisino.

Il dott. Sheppard è chiamato a constatare il decesso di entrambi e, appassionato di gialli e grande ammiratore di Poirot, inizia a tenere un resoconto dei fatti, grazie al quale noi lettori seguiamo passo passo la vicenda.

Cosa lega il destino della signora Ferrars e quello di Roger Acroyd? Per scoprirlo dobbiamo sapere qualcosa di più su entrambi.

La signora Ferrars non è più giovanissima, ma è decisamente attraente e veste con raffinata e sobria eleganza. Molti in paese sospettano che abbia ucciso l’insopportabile marito e l’amicizia speciale che la lega a Roger Acroyd dà di che parlare.

Acroyd è un gentiluomo di campagna. Ha circa cinquant’anni, una faccia rubiconda e modi cordiali. E’ proprietario di una fabbrica di ruote per vagoni ferroviari. Molto amico del vicario, elargisce somme considerevoli alla parrocchia e organizza incontri di cricket. È, dunque, il maggiorente di King’s Abbot. Sensibile al fascino della vedova, si è proposto di sposarla.

L’apparente suicidio della Ferrars e l’omicidio di Acroyd scatenano la fantasia dei pettegoli. I sospetti cadono, ovviamente, su tutti coloro che per varie ragioni ruotano attorno a Acroyd:

  • Cecil Ackroyd, cognata i Roger, vedova di suo fratello, che con spese stravaganti ha accumulato ingenti debiti
  • sua figlia Flora
  • Ralph Paton, figliastro di Ackroyd, spiantato pure lui e promesso sposo di Flora
  • il maggiore Hector Blunt, di professione avventuriero e cacciatore, vecchio amico di Roger
  • Geoffrey Raymond, segretario personale di Ackroyd
  • il maggiordomo Parker
  • e i domestici di casa Ackroyd, tra tutti Ursula Bourne, cameriera con un passato oscuro licenziata il giorno stesso dell’omicidio.

Il principale indiziato è Ralph, sia perché svariati indizi sembrano indicarne la colpevolezza, sia perché dal giorno del delitto è irreperibile.

Su mandato di Flora che vuole scagionare il fidanzato, Poirot comincia a indagare parallelamente alle indagini ufficiali condotte dall’ispettore di polizia di King’s Abbot Davis e dall’ispettore di Cranchester Raglan.

Nonostante tutti abbiano apparentemente un alibi e nessuno sembri aver avuto l’occasione di pugnalare Acroyd, Poirot raccoglie piccoli indizi e fissa la sua attenzione su dettagli insignificanti ai più, che però le sue “celluline grigie” sanno concatenare logicamente fino a scoprire una verità che noi lettori avevamo scartato dal principio.

Scagionati uno dopo l’altro i sospettati, Poirot dimostra la colpevolezza di Sheppard, presuntuoso al punto tale da redigere il rendiconto delle indagini e fare da assistente a Poirot stesso, ritagliando per sé il ruolo che era stato del capitano Arthur Hastings.

Sheppard aveva scoperto che la signora Ferrars aveva davvero ucciso il marito e aveva iniziato a ricattarla. Non sostenendo più le esose richieste del dottore, la vedova si era suicidata, ma prima aveva inviato una lettera a Acroyd col nome del ricattatore. Sheppard aveva dunque dovuto assassinare Ackroyd per evitare che questi denunciasse l’estorsione.

Il dottore, appassionato di meccanica e orologeria, aveva modificato il dittafono di Ackroyd in modo che, a una determinata ora successiva alla sua uccisione, riproducesse la voce della vittima, garantendogli un alibi di ferro. Aveva lasciato delle impronte di fango sul davanzale della finestra dello studio con le scarpe di Ralph per depistare le indagini. Era poi tornato alla villa per fare sparire il dittafono.

Il resoconto del medico si conclude con la piena confessione e con il suicidio del narratore.

La recensione di “L’assassinio di Roger Ackroyd” di Agatha Christie

Ovunque Poirot vada, c’è sempre un omicidio, e questo è un dato di fatto. Così come il metodo induttivo e deduttivo di Poirot è il medesimo in ogni romanzo a lui dedicato. Per il resto L’assassinio di Roger Ackroyd è un giallo unico nella produzione di Agatha Christie, per il punto di vista assolutamente originale rispetto ai romanzi che lo hanno preceduto e seguito.

La trama sta tutta nel titolo. Il ricchissimo signor Ackroyld viene ammazzato e molti tra parenti, amici e servitori hanno movente e occasione per ucciderlo. Fortuna vuole che in paese si sia appena trasferito un certo Hercule Poirot, che con la sua genialità aiuta la polizia locale a risolvere il caso.

La trama ricalca il giallo investigativo classico, ma la voce narrante è del tutto inconsueta. Non seguiamo il racconto di un narratore in terza persona, ma quello di uno dei protagonisti, il dottor Sheppard, che ci racconta l’accaduto dal suo punto di vista.

Il lettore di gialli sa che non è un punto di vista onnisciente. Cosa, di quello che ci dice Sheppard, è vero? Cosa è verosimile? Cosa è falso. E soprattutto, cosa omette? E così noi lettori dobbiamo accontentarci di quello che il narratore ci racconta e ci illudiamo di giocare alla pari con lui. Fino all’ultimo capitolo crediamo di avere gli stessi elementi di Sheppard per giungere alla soluzione del caso. Poi BOOM.

Poirot è andato per conto suo, non ha creduto a Sheppard, né a nessun sospettato. Al contrario, si è fidato solo delle sue capacità analitiche e deduttive ed è giunto a una verità che è un autentico colpo di scena.

Torniamo un attimo al 1926, quando i lettori della Christie la accusarono di aver barato e di averli presi in giro. Ma come, l’assassino ha l’audacia di aiutare Poirot nelle indagini? E perfino di scrivere un resoconto? Sì, è così. Chi legge un romanzo giallo, ingaggia una partita con l’autore. E di norma, l’autore gioca col lettore al gatto e al topo. Anche Agatha Christie si divertiva a giocare coi suoi lettori e in L’assassinio di Roger Ackroyd l’ha fatto più che in altri romanzi, ma vogliamo fargliene una colpa?

D’altro canto, la chiave di tutto è fin dagli inizi sotto i nostri occhi, fin dal quarto capitolo. Non è certo colpa sua se prestiamo così poca attenzione ai dettagli!

Dibattiti a parte, è fuori discussione che la Christie aveva arguzia e mestiere nel congegnare le sue storie e forse è più saggio riconoscerne la grandezza.

In Italia L’assassinio di Roger Ackroyd è edito Mondadori, nella traduzione di Giuseppe Motta e con una postfazione di Leonardo Sciascia che è illuminante sul meccanismo narrativo di Agatha Christie.

La scheda editoriale

  • Titolo: L’assassinio di Roger Ackroyd
  • Autore: Agatha Christie
  • Traduttrice: Grazia Maria Griffini
  • Casa editrice: Mondadori
  • Collana: Oscar
  • Età di lettura: da 11 anni

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